Il fallimento dei Lakers
Ai nastri di partenza del campionato 2021-2022, intorno ai Los Angeles Lakers c’era un attesa spasmodica. Dopo un anno difficile costellato dagli infortuni, LeBron James e Anthony Davis avevano tutte le intenzioni di rilanciare il proprio assalto al titolo dopo quello vinto nella bolla di Orlando, due anni fa. Per farlo, la franchigia – i più maliziosi diranno che il GM fa di nome LeBron… – costruisce un roster “d’esperienza”.
A Los Angeles arriva Carmelo Anthony, che finalmente si riunisce con l’amico fraterno James, a questi si aggiungono i grandi ritorni di Rajon Rondo e Dwight Howard, due protagonisti della cavalcata trionfale di due anni prima. Ma il nome più altisonante è sicuramente quello di Russell Westbrook, che dopo aver lasciato la sua OKC non è ancora riuscito a trovare una squadra con cui tentare di vincere. E i Lakers, con LeBron e AD, sembrano essere l’occasione perfetta. Allo stesso tempo saluta però un elemento sottovalutatissimo come Alex Caruso e non arrivano DeMar DeRozan e Buddy Hield, quest’ultimo alternativa di Westbrook. In tanti parlano di un roster costruito male, pieno di giocatori ormai consumati e soprattutto amalgamati alla bell’e meglio. Le voci negative non fanno altro che alimentare la voglia di vincere, dice però LeBron sui social.
Il resto è storia: tra sconfitte cocenti, percentuali al tiro tremende e difesa da mani nei capelli, i gialloviola si dimostrano quasi da subito una polveriera. AD è quasi sempre infortunato, Westbrook è nella sua versione peggiore e LeBron, salvo qualche prestazione da annali, sembra ormai pensare al futuro prossimo. Il risultato è tragico: fuori dai Playoff, fuori addirittura dal Play-in col decimo posto ad Ovest. Nessuno, probabilmente, si sarebbe aspettato un finale così tremendo.