Dopo la sconfitta casalinga incassata da Brooklyn questa notte per mano dei Celtics, i Nets hanno abbandonato prematuramente la postseason, salutando nell’umiliazione generale una stagione che era stata inaugurata da lecite prospettive di titolo. Nonostante l’evidenza di infortuni, stravolgimenti di roster e mancanza di solidità strutturale, le accuse di un tale fallimento sono piombate in massa su Kyrie Irving e le sue scelte personali, considerate estremamente egoistiche da addetti ai lavori e tifosi. Contrario alla vaccinazione e deciso a non retrocedere dalla propria posizione, il playmaker australiano ha scelto espressamente di affrontare gran parte di questa stagione in qualità di giocatore part-time, rendendosi convocabile solo in trasferta e saltando tutte le partite tenutesi al Barclays Center prima del 27 marzo per le restrizioni vigenti nella città di New York.
Intervenuto di persona al microfono di Nick Friedell di ESPN, l’ex giocatore dei Cavs ha esternato tutta la frustrazione del momento, ritornando sulle proprie scelte personali e mostrandosi ragionevolmente incline al ripensamento:
“Dal momento che questa squadra è stata costruita per vincere, uscire così dai Playoff, senza vittorie, è un dramma sportivo senza precedenti. Dal mio punto di vista, questa stagione è stata veramente intensa sotto l’aspetto prettamente emotivo, specie per il calo di risultati e le difficoltà legate a restrizioni sanitarie e dinamiche di mercato. Sento di aver lasciato la squadra in difficoltà durante la regular season e di aver causato gran parte di questo fallimento per restare fedele alle mie prese di posizione”.
Continua Irving, menzionando anche un altro tipo di influenza negativa, più indiretta ma altrettanto distruttiva:
“Oltre a non aver dato il mio contributo a tempo pieno sul campo, sono anche stato motivo di enormi distrazioni per i miei compagni. La franchigia ha provato ad attivarsi in ogni modo per risolvere la situazione, ma il mio orgoglio ha sempre ostruito qualunque spiraglio di risoluzione”.
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