I Golden State Warriors, dopo due anni di assenza, sono nuovamente alle Finals NBA. La franchigia che più di tutte ha rappresentato la lega nei recentissimi anni, regalando una delle rivalità più intense di sempre con i Cavaliers di LeBron James, si giocherà contro i Boston Celtics la sesta finale in otto stagioni. Golden State ha infatti vinto il titolo nel 2015, nel 2017 e nel 2018, perdendo invece nel 2016 contro Cleveland e nel 2019 contro Toronto. Sono state due annate molto complicate per gli Warriors: l’addio di Kevin Durant e i due gravi infortuni patiti da Klay Thompson sembravano aver messo la parola fine ad una delle dinastie più forti e importanti di ogni epoca.
Invece, a distanza di soli tre anni dall’ultima volta, Golden State è di nuovo lì, pronta a giocarsi il titolo. Un lavoro eccezionale da parte della franchigia, lodato da tutti gli addetti ai lavori. Compreso Brian Scalabrine.
Scalabrine: “Giocatori migliorati, è la chiave”
Scalabrine, un passato da ex giocatore nei Boston Celtics (per 5 stagioni) e uno da vice-allenatore proprio degli Warriors nel campionato 2013-2014, ha analizzato il percorso che ha riportato Golden State in finale. Non tramite grosse firme, non con un campione pescato al Draft, ma con pazienza e organizzazione:
“Questo campionato significherebbe molto, per gli Warriors. Il primo ha colto tutti di sorpresa e ha letteralmente cambiato il gioco. Poi hanno perso e hanno preso Kevin Durant, e tutti sapevano che avrebbero vinto loro. Poi se n’è andato KD, Klay Thompson si è infortunato… vi ricordate che si diceva ‘Perché Steph Curry è ancora lì?’, ‘Non torneranno più al top’. Loro lo hanno fatto, e non con giocatori forti al Draft, ma con lavoro duro, migliorando i giocatori come Andrew Wiggins”
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