Uno Steve Kerr concentrato, già in clima per Gara 2, si presenta in conferenza stampa con le idee piuttosto chiare circa l’obiettivo: andare a Boston sull’1-1 nelle NBA Finals 2022.
Esperienza e fiducia: le chiavi per la riscossa secondo Steve Kerr
Il coach degli Warriors conosce la forza di reazione della sua squadra, specialmente dopo un passaggio a vuoto come quello di Gara 1. Ecco le sue considerazioni a riguardo:
“L’esperienza Playoff fa capire gli alti e bassi di una serie. Importante voltare pagina, qualsiasi sia stato il risultato. Buona parte della competizione ad alto livello dipende dal tuo approccio emotivo e mentale, che dev’essere costante. La sessione video ha mostrato il bello e brutto di Gara 1. Il quarto periodo è stato una valanga ma avevamo abbassato la guardia ben prima durante la partita. Ciò che era successo nei tre quarti precedenti ha preparato il tutto. Come staff parliamo sempre di cosa faremmo se fossimo nei panni di Boston. Dobbiamo essere pronti ad adattamenti in corso d’opera.”
Fiducia a tutti i giocatori del roster, da Jordan Poole, che ha faticato al debutto Finals, fino al rientrante Gary Payton II. Le indicazioni di Kerr sull’impiego di quest’ultimo:
“L’altra sera l’avrei schierato solo in situazioni speciali, probabilmente una giocata difensiva a fine partita. Non me la sono ancora sentita di fargli giocare un numero significativo di minuti, lo staff ha ritenuto che avesse bisogno di più tempo [per recuperare]. Anticipo che sarà a disposizione per minutaggio maggiore da domani perché gli ultimi due giorni sono andati piuttosto bene.”
I veterani dello spogliatoio, tra cui Curry e Green, daranno una grossa mano. L’allenatore ha spento sul nascere eventuali polemiche circa il tono usato al termine di Gara 1 dai suoi ragazzi.
“Sono alla sesta partecipazione alle Finals, le hanno viste tutte. Hanno vinto e perso titoli, hanno vissuto i cuori infranti e le parate celebrative. Fa tutto parte di questo, il loro approccio è giusto ed è nato dall’esperienza. Non credo che qualche dichiarazione rilasciata avesse un fondo di mancanza di rispetto o simili. Sappiamo che ottima squadra sia Boston. […] Bisogna guardare quel quarto, dire ‘Ottimo lavoro’, rivedere il video della partita e migliorare. Per quanto riguarda dopo gara e interviste, i nostri le fanno da tanto tempo.”
Kerr ha imparato come gestire le diverse personalità a roster seguendo l’esempio di due maestri d’eccezione durante la sua carriera da giocatore:
“Ho osservato Phil [Jackson] e Pop [Gregg Popovich] e visto come collaboravano con Michael [Jordan], Scottie [Pippen], Tim [Duncan], David [Robinson], Manu [Ginobili]. Essere stato testimone di quel tipo di rapporto tra un allenatore e le stelle della squadra mi ha formato molto più dell’essere stato role player.”
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