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Road to NBA Draft 2022: Mark Williams

Squadra: Duke Blue Devils (Sophomore)

Ruolo: Center

2021-22 Stats Per Game

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts
11.2 7.4 4.8 2.6 0.9
Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
0.5 2.8 72.1 0.0 72.7

2021-22 Advanced

Ast% Reb% OffReb% | DefReb% DefReb%
11.4 17.5  13.2 | 21.2 21.2
Usg% Blk% eFG% TS%
18.6 11.4 72.1 72.6

 

Non è stata la più leggibile delle annate per Duke: nell’ultima stagione sotto la guida di coach Mike Krzyzewski, l’ateneo ha raggiunto le prime Final Four dal 2015 ma si è resa protagonista di cadute a dir poco tonanti come le due sconfitte subite per mano di North Carolina e la debacle nella finale della ACC contro Virginia Tech.

All’interno di una squadra che negli ultimi anni ha sempre più incentrato la propria competitività sugli one-and-done, uno dei punti di connessione con il recente passato era rappresentato proprio da Mark Williams, centro sophomore che è stato anche uno dei cinque uomini mandati in doppia cifra dalla squadra di coach K nel corso dell’ultima stagione.

Pur rappresentando i sophomore ormai un’anomalia all’interno del contesto del Draft, Mark Williams ha deciso di capitalizzare su una stagione individuale che l’ha visto racimolare un enorme numero di riconoscimenti: il titolo di difensore dell’anno in ACC, l’inserimento nei migliori quintetti offensivi e difensivi della conference, l’elezione nell’All-regional team e nell’All-Tourney sono dati troppo squillanti da ignorare al momento di effettuare il grande salto.

Su queste basi, pertanto, il ragazzo da Virginia Beach proverà a effettuare il grande salto tra i professionsti.

Punti di forza

Osservando le sue statistiche, il suo palmarès collegiale e anche solo guardando qualche minuto delle sue partite con Duke, non è difficile comprendere quale sia l’aspetto del gioco di Mark Williams che ruba maggiormente l’occhio agli scout NBA: si tratta, infatti, di un rim protector terrificante, forse il migliore dell’intero Draft alle spalle del solo Chet Holmgren.

Le sue 2.8 stoppate a partita con l’11.4% di block percentage, se parametrate sui 40 minuti, diventano addirittura 4.8 a gara: un autentico tesoro per gli scout NBA e per le difese di numerose franchigie, che potrebbero pensare di renderlo subito un giocatore di piena efficacia nelle situazioni di drop coverage.

Non pensate, però, che Williams sia solo uno stoppatore dalla grande verticalità nei pressi del ferro. La sua ottima mobilità laterale, abbinata a un’apertura alare decisamente fuori scala (oltre 230 cm) lo rende un pericolo anche nelle situazioni in cui è costretto a coprire campo alle sue spalle inseguendo il diretto avversario.

Insomma, la possibilità di renderlo un interno dai piedi rapidi in grado di accettare i cambi senza mai patire i mismatch sono lì da vedere e verranno certamente esplorate da chi avrà la fortuna di allenarlo.

Tra le prove più incredibili della stagione c’è anche quella da 8 stoppate fatta registrare da Mark Williams contro North Carolina State: ci sono stoppate per tutti i gusti

Complessivamente, si parla di un atleta rapido e potente, in grado di esplodere il salto più volte in un lasso di tempo molto ristretto: a testimoniarlo c’è anche l’ottimo dato dei rimbalzi offensivi, visto che a Duke ne catturava ben 2.6 a gara con una percentuale ragguardevole del 13.2%.

Il suo atletismo e le sue dimensioni si riverberano positivamente anche nella metà campo offensiva, laddove è già adesso un eccellente lob target e dispone di mani forti che gli permettono di chiudere con grande efficacia nei pressi del ferro: nelle situazioni di taglio converte l’81% dei tiri presi e, nel complesso, in ricezione dinamica tira con quasi il 77% dal campo. A livello NCAA se gli si permetteva di ricevere in corsa, magari dal pick-and-roll, effettuare una scelta rapida e concludere al ferro era pressoché inarrestabile.

Che dire, ogni squadra NBA sogna un lungo two-way che faccia ciò che propone Mark Williams in questa sequenza

In più, agli scout non sarà sfuggito un dato impressionante: tra il primo e il secondo anno Williams è cresciuto di circa 20 punti percentuali nella conversione dei tiri liberi (dal 53.7% al 72.7%) e ha implementato in qualche situazione un jumper dalla media che possa risultare quando meno esplorabile in situazioni di emergenza. Si tratta di grandi dati per due motivi: dimostrano un’etica del lavoro a dir poco sensazionale e, al contempo, non espongono Mark Williams alle situazioni di fallo sistematico tanto temute dai coach NBA con giocatori del suo tipo.

Punti deboli

Come detto, però, il tiro anche solo dalla media non è al momento un’opzione continuativa per Williams che, allargando la prospettiva alle conclusioni perimetrali, non ha mai neanche provato un tiro da tre nel corso della sua esperienza a Duke.

Questa lacuna andrà via via limata, se non altro per rendere credibile il suo jumper, attrarre i closeout e sfruttare il suo atletismo in penetrazione. Questo, però, è un aspetto su cui dovrà lavorare sul lungo periodo.

Una conversazione piena di spunti, che ci trasmette anche il tipo di approccio al gioco di Mark Williams

Nel breve dovrà, invece, limare la sua esuberanza atletica e renderla funzionale a un contesto difensivo NBA, in cui le distanze sono estremizzate e i tempi di reazione ristretti: già a livello NCAA troppo spesso si è trovato risucchiato in problemi di falli, trovandosi a poter dare un contributo limitato.

Inoltre, molto lavoro andrà fatto sulla sua sicurezza palla in mano. Non è raro vederlo scippato da difensori con mani rapide e, altrettanto frequentemente, gli capita di non essere pulito nei passaggi anche più elementari per i lunghi NBA: gli hand-off, i passaggi dalla punta verso le guardie e le situazioni di alto-basso. In questo, la mano è ancora molto da arrotondare.

Upside

Giocatori con le caratteristiche di Mark Williams rischiano di avere la più ampia forbice possibile tra il best-case e il worst-case scenario.

Se, infatti, anche in tempi recenti dei giocatori a lui paragonabili hanno trovato un posto in quintetto fungendo da centri gravitazionali attorno a cui strutturare le difese NBA, è anche vero che dei giocatori alquanto comparabili hanno dovuto accontentarsi di un ruolo “di energia” in uscita dalla panchina o, peggio ancora, si sono trovati per lunghi tratti di stagione relegati fuori dalle rotazioni senza poter in alcun modo impattare sui destini delle rispettive franchigie.

Mai come nel caso di un futuro “tassello” come Mark Williams il destino sarà segnato dalla franchigia che lo sceglierà e che deciderà di svilupparlo.

Non sono stati tanti i giocatori in grado di collaborare con una doppia doppia alla qualificazione di Duke alle Final Four: Mark Williams è in un club abbastanza ristretto

Draft projection

Al momento Mark Williams sembra destinato a venire draftato con una scelta tra la fine della lottery e la ventesima pick, in una “terra di mezzo” alla quale sembrano appartenere tantissimi talenti di questo Draft.

Considerando le sue caratteristiche marcate e le necessità dei vari team NBA il suo approdo non è così semplice da ipotizzare: gli Hornets, gli Hawks, i Rockets, i Bulls e gli Spurs sono tutte franchigie che in quel range di scelta dispongono di una chiamata utile da poter spendere per un rim protector che, in prospettiva, può quanto meno garantire uno spessore difensivo diverso alla second unit.

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Pubblicato da
Jacopo Gramegna

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