La firma di DeMar DeRozan con i Chicago Bulls è stata una delle grandi sorprese della scorsa estate NBA. L’avvio di stagione assai promettente gli era valso peraltro più di una candidatura per l’MVP.
Le certezze ritrovate di DeMar DeRozan dopo il sì ai Chicago Bulls
Riavvolgendo il nastro e tornando a quei mesi di attesa, il ricordo è comunque dolceamaro, come confidato dall’ex Raptors e Spurs, ospite del podcast curato da Draymond Green.
Di seguito un paio di passaggi sul tema estratti dalla lunga chiacchierata:
“I grandi nomi firmano sempre più o meno nel primo o secondo giorno [di mercato] io approcciai alla free agency con ancora un grosso punto interrogativo [attorno al mio nome]. Sarei forse finito da qualche parte con un contratto annuale? Avrei preso il minimo salariale? La narrativa nel complesso mi mise in un vicolo cieco. Per tutto il tempo, saranno stati tre, quattro giorni, non lasciai la stanza, non vidi il tramonto o l’alba. Ero depresso perché non sapevo dove c***o sarei finito.”
Chicago ha ridato piena fiducia a DeRozan, che a lungo si era immaginato in gialloviola, nella sua città natale, LA., sponda Lakers. Ecco il suo racconto:
“Quando si è presentata l’opportunità di Chicago, è stato un sollievo, ma allo stesso tempo mi ha messo rabbia addosso, una condizione mentale difficile da reggere. […] Non mi sono mai lasciato abbattere dalle critiche, rialzandomi sempre. Mi sono detto che avrei sfruttato la chance concessa da Chicago in tutto e per tutto.”
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