Per gli Utah Jazz del CEO Danny Ainge è ufficialmente iniziato il tempo del rebuilding. Il nucleo storico guidato da Donovan Mitchell e Rudy Gobert è stato smembrato in fase di mercato. Il primo è finito ai Cleveland Cavaliers, il francese invece a Minnesota, dove Karl-Anthony Towns lo ha accolto con molto piacere.
La necessità di ricostruire è apparsa evidente dopo le ultime campagne fallimentari ai Playoff. Anche quando i Jazz hanno dominato la regular season, la squadra si è poi sciolta come neve al sole quando la palla ha iniziato a pesare di più. E l’ultima annata, con l’eliminazione per 4-2 da parte di Doncic e compagni, è stata la pietra tombale sul progetto. Una necessità di rinnovo in casa Utah Jazz evidenziata anche dalle parole del CEO Danny Ainge:
“Eravamo un gruppo di giocatori che non era squadra. Individualmente eravamo determinati, non credo lo fossimo come gruppo, quindi c’erano tanti giocatori che provavano a risolvere le cose da soli. La fiducia nei compagni non era ottimale come in altre squadre in cui sono stato”
Ainge, Jazz e la ricostruzione
Continua Ainge:
“Quando sono iniziati i Playoff ho pensato ‘Bene, questa è una squadra reduce da una grossa delusione ai Playoff’ (nel 2020-2021, ndr). Probabilmente li stavano aspettando per riscattarsi. Quindi gli ho dato il beneficio del dubbio. Ma è chiaro che la squadra non è andata bene ancora una volta”
Tratte le sue conclusioni, Ainge ha quindi deciso di iniziare un nuovo corso agli Utah Jazz. E dopo la partenza di Mitchell e Gobert, sembrano pronti a fare le valigie anche Mike Conley, Bogdan Bogdanovic e Jordan Clarkson.
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