La scorsa stagione abbiamo visto una versione di DeMar DeRozan tra le migliori in assoluto. Ai Chicago Bulls il 33enne ha assunto le vesti di leader contribuendo pesantemente in entrambi i lati del campo. Le sue giocate, non a caso, gli sono valse la quinta presenza All-Star – dopo quattro anni – e il secondo gettone nell’All-NBA Second Team, sempre dopo quattro campionati. Prima di questa nuova avventura però vi sono state anche delle ombre.
Gli anni ai San Antonio Spurs
DeRozan ha costruito la sua fama ai Toronto Raptors, diventandone il simbolo per nove lunghi anni. Come raccontato da lui stesso, infatti, rompere il sodalizio con Lowry ed essere scambiato per Kawhi Leonard fu un duro shock. L’ala piccola è approdata quindi in Texas, destinazione San Antonio Spurs.
In una recente conversazione al podcast di JJ Redick, il numero 11 dei Bulls ha ripercorso quell’esperienza che non lo ha pienamente soddisfatto:
“Mi sentivo come se fossi fuori dalla mappa. [Sono passato] Dalle Finali di Conference, dalle Semifinali, da competere, vincere 50 e più partite all’anno e tutto all’improvviso non esistevo. E pensavo: ‘Hey, sono qui’.”
DeRozan non ha comunque nascosto il lato positivo di quei tre anni:
“Ho fatto grandi partite. Sono cresciuto in molte cose come giocatore di basket, ma allo stesso tempo mi sono sentito inesistente per quegli anni. Non eravamo competitivi. C’era molto che rappresentava una lotta. Mi sono sentito irrilevante.”
Il lavoro con coach Popovich lo ha sicuramente forgiato, come da lui stesso confessato, e gli sarà utile per mantenersi a un buon livello con i Bulls.
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