Washington Wizards
I Washington Wizards, da ormai diverse stagioni, rientrano a pieno merito tra quelle squadre che sembrano mettercela tutta, ma ancora non riescono a capire che cosa vogliono fare da grandi. Ripartire da capo con un bel tabula rasa? No grazie. Tentare il tutto per tutto con grosse firme? Si è provato con Westbrook, ma è stato ben lontano dall’essere abbastanza. Quindi, che fare? È forse la volta buona per entrare in una benedetta fase di rebuilding? Nella capitale pare non sia ancora arrivato questo momento, anzi.
Va vista in quest’ottica la rifirma di Bradley Beal, vero (e unico) cruccio della offseason capitolina. Alla fine, la stella degli Wizards si è accordata con la dirigenza per un quinquennale a 251$ milioni complessivi: una firma al supermassimo salariale, testimonianza dell’indubbio talento del giocatore e della voglia della squadra di puntare ancora su di lui. L’impressione, però, è che come da diversi anni a questa parte – all’incirca dalla fine dell’era Wall – Washington sia destinata a galleggiare ancora in un mare di mediocrità, senza essere né carne né pesce. E in NBA, si sa, queste sono le acque peggiori in cui navigare.
Volendo essere positivi, gli Wizards non si sono poi mossi così male sul mercato. In squadra sono arrivati dei buoni giocatori come Monte Morris, Will Barton e Delon Wright, che permetteranno a coach Unseld di avere un roster molto profondo, in grado di garantire grande intercambiabilità, con 12 giocatori potenzialmente tutti titolari. Dal Draft il nome nuovo è quello di Johnny Davis, scelto alla 10, mentre per Yannick Nzosa (54esima scelta) ci sarà ancora da aspettare.
I giocatori chiave della squadra, tirando le somme, saranno principalmente due. Lapalissiano che sarà Bradley Beal a comandare gioco e palloni, decidendo quanto tirare e quali tiri prendersi. La sua leadership è fuori discussione, ma difficilmente basterà a Washington per vincere più di 30/35 partite. La differenza tra un piazzamento al Play-In e un altro giro al Draft (seppur non in posizioni così alte) la farà, innanzitutto, il rendimento di Kristaps Porzingis.
“Quest’anno ho sete di vendetta. Avete visto il mio ranking secondo il sito di ESPN ? Lo userò come benzina per alimentare il mio fuoco, come energia a mio favore. Non vedo l’ora di ricordare a tutti quello che sono in grado di fare sui due lati del campo”
Il lèttone è indubbiamente il secondo giocatore più talentuoso a roster e se dovesse far rivedere qualcosa dei fasti mostrati a New York, allora gli Wizards sarebbero tutta un’altra squadra. C’è da sistemare la condizione fisica (solo 17 partite giocate lo scorso anno, ma a 22 punti e 9 rimbalzi di media), ma le capacità di incidere ci sono tutte. A proposito di incidere: gli Wizards si aspettano qualcosa di più in questo campo anche da Rui Hachimura, che fin qui ha un po’ deluso le aspettative che la franchigia aveva riposto su di lui in fase di Draft. Chissà anche che non migliori ulteriormente Deni Avdija, sicuramente talentuoso ma altrettanto acerbo.
Tirando le somme, è prevedibile che gli Wizards occuperanno ancora una volta le ultime posizioni della Eastern Conference, combattendo per un posto al Play-In. Posto che dipenderà in gran parte dalla vena realizzativa di Bradley Beal, chiamato a dimostrare di valere 250$ milioni, dalla ripresa di Porzingis e dalla crescita dei giovani. Raggiungere quota 40 vittorie sarebbe un buon risultato per questi Wizards, ma non una via d’uscita dalla mediocrità.