San Antonio Spurs
Presentiamo la stagione dei San Antonio Spurs alla maniera di Gregg Popovich – brevemente, molto brevemente – partendo proprio da lui.
Mentre il suo coaching tree di allunga i propri rami sulla lega di oggi, con innesti sempre nuovi sulle panchine NBA (vedasi Will Hardy a Utah), il classe ’49 da Chicago siede imperturbabile all’ombra dell’Alamo. Ma per quanto ancora? Dopo aver raggiunto la vetta come allenatore più vincente nella storia, il completo rebuilding accelerato con la trade che ha coinvolto Dejounte Murray non lo spaventa. I neroargento hanno ricavato dallo scambio tre prime scelte ai futuri Draft, 2023, 2025 e 2027, oltre a un’opportunità di pick swap (2026): materiale sufficiente, tutto sommato, a programmare con la consueta serenità, immaginando anche una transizione morbida nel dopo ‘Pop’. Per la prima volta dal 1997, la squadra ha avuto la possibilità di scegliere in top-10 al Draft e ha puntato su Jeremy Sochan (nona chiamata assoluta), giocatore dall’ottima attitudine difensiva e versatile in marcatura su più ruoli. A forgiarne il gioco offensivo, ancora piuttosto grezzo, l’ex Baylor non troverà però Chip Engelland che, come già segnalato, si è trasferito a OKC. A completare il quadro della notte del Barclays Center, le scommesse su Malaki Branham (20) e Blake Wesley (25), oltre a Kennedy Chandler, poi spedito a Memphis. In offseason da segnalare la rookie extension quadriennale offerta a Keldon Johnson, reduce da un’annata solida chiusa a 17 punti e sei rimbalzi di media, e poco altro.
Se vedrete accendersi i riflettori dalle parti dell’AT&T Center, non fatevi trarre in inganno. Il cinquantesimo anniversario di una delle franchigie che hanno segnato la storia dello sport americano e mondiale merità senza dubbio il giusto spazio, ma la dirigenza lavora a fari spenti per costruire il prossimo ciclo vincente.