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NBA, Magic Johnson ospite da Fazio: “Mi alzavo alle 6 di mattina per giocare a basket”

Tra gli ospiti presenti ieri sera a Che Tempo Che Fa, trasmissione guidata da Fabio Fazio su Rai Tre, anche Magic Johnson. La leggenda della pallacanestro internazionale, collegato da remoto direttamente da Nashville, ha ripercorso tutte le sue tappe di vita, da quello sportiva fino alla scoperta dell’HIV.

Magic ha spiegato come il suo amore verso il basket fosse già presente sin dalla tenera età:

“Mi alzavo alle 5 e alle 6 e cominciavo a palleggiare, i miei vicini uscivano pazzi perché stavano dormendo o avevano poche ore prima di andare a lavorare. Il campo di pallacanestro era a un paio di isolati di distanza, non avevo un canestro a casa ma adoravo il gioco. Ho potuto giocare perché mio padre ha sacrificato tanto per me. Avevo sei sorelle e tre fratelli, perciò mio padre ha dovuto lasciare il basket per andare a lavorare e badare a noi. Una volta arrivato in NBA è toccato a me ripagarlo degli sforzi fatti, permettendogli di smettere di lavorare per godersi la vita e anche la mia carriera, comprandogli una casa nuova. Ora ha 88 anni e lo ringrazio ogni giorno. È probabilmente il mio migliore amico.”

Poi, sulla convivenza con Kareem Abdul-Jabbar ai tempi dei Lakers. Due caratteri completamente diversi:

“Eravamo completamente diversi noi due. Io avevo 19 anni, amavo la musica ad alto volume, mentre lui era molto silenzioso e tranquillo. Amava il jazz, voleva le cose a basso volume, io invece giravo con lo stereo sulla spalla. Lui continuava a dirmi di abbassare la musica, usciva pazzo. L’inizio è stato burrascoso, ma siamo diventati grandi amici e compagni di squadra. Lui era il giocatore più dominante della NBA, io ero più leader: per quello è andata così bene fin dall’inizio.”

Quindi, la sua rivalità con Larry Bird:

“Ho cominciato ad affrontarlo nel 1979 già a livello universitario, poi nella NBA insieme abbiamo cambiato il gioco. Con noi è diventato più popolare, ci sono state grandi sfide: Larry Bird è stato un mio idolo, ho avuto grande rispetto per lui, ma quando ci siamo scontrati non mi piaceva così tanto e nemmeno i suoi tifosi. Era una rivalità accesa tra le due squadre. Quando abbiamo girato uno spot a casa sua a French Lick, in Indiana, a pranzo sua madre mi ha detto che ero il suo giocatore preferito. Ed è stato un momento bellissimo sapere che lei adorava il mio modo di giocare a basket. Non credo che a Larry piacesse altrettanto.”

È giusto e normale ripercorrere anche il momento più duro, la scoperta dell’HIV:

“Sono passati 31 anni da quel momento in cui ho annunciato di avere l’HIV. Al tempo era tutto diverso: le cure non erano adeguate, la discriminazione era enorme, ma noi siamo riusciti a cambiare molto nella lotta contro l’HIV. Abbiamo fornito alloggi a persone affette dalla malattia, abbiamo messo fine alla discriminazione e al razzismo, non solo negli Stati Uniti d’America ma ovunque nel mondo. Credo che oggi le cose vadano molto meglio.

Per finire, poi, con un messaggio d’amore verso l’Italia:

Sono 31 anni che vengo in Italia ogni anno. Amo l’Italia, amo il cibo, siete calorosi e siete gente meravigliosa, io e la mia famiglia siamo innamorati di Portofino, Porto Cervo, Forte dei Marmi.

 

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Pubblicato da
Simone Ipprio

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