I risultati sul campo faticano ad arrivare, ma il senso di responsabilità e l’onestà intellettuale di Steve Kerr rimangono brillantemente inalterati. Golden State ha perso ciascuna delle ultime otto partite giocate lontano dal Chase Center, registrando una serie negativa in trasferta che, da campioni in carica impegnati nella difesa del titolo, non si vedeva dai tragici Chicago Bulls del 1998-1999, frantumati all’epoca dal secondo ritiro di Jordan, dai dissidi societari e dal lockout. Proprio perché nulla sembra risvegliare la squadra, nemmeno le clamorose prestazioni realizzative di Steph Curry, uscito sconfitto dal Footprint Center di Phoenix alla testa dei propri compagni nonostante i 50 punti segnati, coach Kerr non cerca attenuanti.
Il problema reale che sta affliggendo Golden State risiede in una mancanza di coesione tanto preoccupante quanto surreale per una franchigia così esperta. Perder di vista l’imprescindibilità del collettivo vuol dire accumulare sconfitte e apparire agli occhi degli avversari inevitabilmente fragili, sembianza che non si addice per nulla ad una franchigia di campioni:
“In questo momento manca coesione. In quanto head coach, mi reputo il primo responsabile di questa situazione e mi sono già costituito più e più volte a riguardo, ma questo non deresponsabilizza totalmente il resto del gruppo. Abbiamo sempre vinto e perso insieme, rincorrendo l’avversario al posto di un compagno in difficoltà e facendo sforzi extra per render orgoglioso un collega infortunato. Non vedo più nulla di tutto ciò e provo dolore. Siccome lo spirito di squadra è tutto nel nostro sport, siamo chiamati a ritrovarlo al più presto, per poi invertire immediatamente la rotta. La pallacanestro premia chi rispetta la sua essenza plurale e punisce chi la dimentica”.
Conclude Kerr:
“Nessuno ci teme più. Anzi, molti aspettano solo di incontrarci per dare il loro spintone ad un gigante ormai già in caduta libera per demeriti propri. Vogliamo farci trattare così da chiunque? Solo noi possiamo cambiare questa stagione, anche perché il tempo è dalla nostra parte, ma dobbiamo iniziare a comportarci da squadra. Sembriamo un’accozzaglia di giocatori senza grinta, privi di qualsiasi fuoco e conoscenza reciproca; una “squadra” di Drew League, per intenderci. Tornare a vincere sarà possibile? Solo se rimetteremo al primo posto la squadra”.
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