14 febbraio 1986.
Portland, Oregon.
I Boston Celtics, futuri vincitori del titolo, si trovano a due sole partite dalla conclusione di un massacrante ciclo di trasferte ad Ovest.
Nei corridoi del Memorial Coliseum, pochi istanti prima di scendere in campo per affrontare i Trail-Blazers, è Larry Bird a prendere la parola, ben consapevole di avere l’attenzione sia dei compagni che della stampa:
“Tra due giorni, al Forum di Inglewood, affrontiamo i Lakers campioni in carica. Non si tratta evidentemente di una sfida normale, specie dopo averli visti festeggiare al Garden la scorsa estate. Sono mesi che aspetto di poterli battere davanti al loro pubblico e, nonostante stasera ci sia la partita contro Portland, la mia mente non si schioda dal desiderio di umiliare i Lakers”.
Conclude Bird:
“Stasera userò prevalentemente la mano sinistra in attacco, proprio per evitare di affaticare la destra. Quella serve a pieno regime per la sfida di L.A.”
Larry Legend mantiene la promessa e segna 10 dei suoi 21 canestri dal campo con la mano “debole”, congedandosi dalla partita (vinta dai Celtics in extremis proprio grazie ad un tiro del prodotto di Indiana) con 47 punti, 14 rimbalzi e 11 assist.
Due giorni dopo, contro i Lakers di Magic e Jabbar, i Celtics si presentano all’appuntamento con la storia convinti di non poter perdere e, come prevedibile, il furore agonistico li incorona. Boston vince 105-99 e Bird, che quella mano destra l’aveva risparmiata piuttosto bene, mette a referto 22 punti, 18 rimbalzi e 7 assist, dominando l’incontro anche e soprattutto dal punto di vista psicologico.
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