11. Andrew Nembhard (↑ 1)
Da un paio di mesi Andrew Nembhard vaga a ridosso della Top-10, e a gennaio deve accontentarsi di essere il primo degli esclusi.
I segnali positivi sono sotto gli occhi di tutti: sta ripagando la fiducia del coaching staff di Indiana, con oltre 26 minuti di media giocati a serata nelle ultime quattro settimane, e partendo dal quintetto in ogni occasione, ad eccezione di un paio di partite.
Nota dolente: a gennaio ha litigato molto con il tiro, non andando oltre il 22% da dietro l’arco della lunga distanza; nel 2022 era al 38%.
12. AJ Griffin (↓ 1)
AJ Griffin il suo lo fa sempre: media di 8,2 punti a serata in 20 minuti nell’ultimo mese, che poi sarebbero quasi 16 punti proiettati sui 36 minuti. Insomma, giocatore molto prolifico, con una percentuale dall’arco sopra al 52%.
L’unico problema è la frequenza di quei tiri dalla distanza: solamente 2,8 tentativi a serata, ma dopotutto non è nemmeno troppo colpa sua: gli Hawks sono solamente al ventottesimo posto nella lega per tentativi dalla lunga distanza.
13. Mark Williams (↑ 3)
Gli Hornets sembrano non aver ancora trovato la quadra per questa stagione, perdendo 7 sconfitte consecutive dal 31 gennaio, prima di ritrovare la vittoria il 13 febbraio. Però intanto Mark Williams il suo posto in squadra se lo è ritagliato egregiamente, scendendo in campo per una media 16 minuti a partita.
Il 18 gennaio ha toccato nuovamente il suo career-high a 17 punti, mentre un paio di settimane dopo ha portato a casa una doppia doppia da 11 punti e 12 rimbalzi. Nelle ultime tre uscite è sempre partito in quintetto titolare.
Nell’ultimo mese ne segna 8 a serata con un irreale 70,4% dal campo. “Sì, tirando praticamente solo da sotto canestro” direte, ma provateci voi a stoppare Trae Young da tre punti e partire subito per concludere in schiacciata dall’altra parte:
14. Malaki Branham (↑ 1)
Non fosse per il record di squadra tendente al disastroso, l’ex Ohio State potrebbe spiccare subito il volo in classifica. A febbraio, si è tolto uno sfizio non da poco: è il primo rookie neroargento dai tempi di Tim Duncan (e chi sennò?!) per punti segnati in due gare consecutive (22 vs Sacramento, 26 vs Phila). Solo un antipasto in vista del battesimo di fuoco a nome Rodeo Trip – nove trasferte in fila per gli Spurs 8.000 e più miglia complessive di spostamenti.
Durante il giro di trasferte a Est, tuttora in corso, ha infatti ritoccato il suo massimo stagionale con i 27 punti a referto contro Detroit. Ci ha preso effettivamente gusto.
15. Shaedon Sharpe (↓ 1)
Via il dente via il dolore: sì, siamo delusi dal suo passo indietro in merito alla partecipazione allo Slam Dunk Contest. Ciò detto, non cambia di una virgola il giudizio sua sulla stagione, anche perché nel frattempo continua a mettere in mostra lo straripante atletismo in situazioni di gioco ben più esaltanti della gara in sé e per sé.
Ha detto di volersi concentrare sul finale d’annata: il treno dell’hype è gia in partenza dal primo binario.
16. Christian Braun (↑ 3)
Una telecamera dedicata probabilmente non basterebbe a catturare ogni piccola, grande giocata del rookie da Kansas. Prova a rendergli giustizia, con le parole, coach Mike Malone:
“Scende in campo e gioca davvero duro. Difende, va a rimbalzo, corre, attacca il canestro. Si sta meritando i minuti e dà alla nostra second unit un vantaggio”.
Se riuscirà a salire di colpi anche sul piano dello scoring, in linea con la media delle ultime dieci gare, aspettiamocelo ben più in alto di metà classifica al prossimo aggiornamento. Intanto ha piazzato lì 19 punti contro Minnesota, in una sfida persa di trenta. Che sia un segnale?
17. Jaylin Williams (↑ 5)
Lo sfondamento subito da LeBron, con James a una manciata di punti – 6 per la precisione – dal record ogni epoca, vale da solo la posizione in classifica. Nella stessa partita, ha esagerato in senso positivo, flirtando con la tripla doppia: 14 punti, sette rimbalzi e altrettanti assist. Se in difesa emerge per posizionamento e coraggio nel cercare la giocata (vedi lo sfondamento marchio di fabbrica, appunto), nell’altra metà campo resta in linea per il 50% dall’arco (16-32 nel momento in cui scriviamo).
Nota a margine: siamo certi che la quasi omonimia con Jalen Williams continuerà a regalare soddisfazioni.
18. Jaden Hardy (↑ 6)
Ha segnato i primi due punti della carriera NBA al Madison Square Garden, e già questo avrebbe dovuto metterci in guardia. Le mosse della Deadline confermano la sensazione che per lui ci sia davvero opportunità di crescere in Texas.
Finora è stato altalenante, ma le due le due fiammate da 25 o più punti nell’ultimo mese strappano consensi. Ne ha messi 25 in 27’ vs Portland il 15 gennaio; 29 contro i Jazz la scorsa settimana. Proprio in relazione alla performance nella trasferta di Salt Lake City, con l’incombenza del mercato e peraltro senza Doncic, ha dichiarato:
‘Quando [gli avversari] sono scesi in campo a 12’ dalla palla a due per il riscaldamento, ci siamo sentiti presi poco sul serio. Una volta vista la scena, ci siamo concentrati a fondo’.
Se la capacità di reazione alle avversità o provocazioni sarà sempre tale, Hardy – e i Mavs – potranno fare davvero strada. Jason Kidd continua a puntare su di lui e ci sono tutte le premesse per un futuro balzo nel ranking.
“Dobbiamo concedergli minuti, ci dà qualcosa che non abbiamo, ovvero velocità. Non ha paura di andare al ferro e ha dimostrato di poter anche agire da playmaker.”
19. Dyson Daniels (↑ 4)
Lo premiamo, un po’ perché solamente per la quarta volta in carriera è riuscito a scollinare quota 10 punti, e un po’ perché il suo lavoro in difesa continua ad essere elitario. Con un 107,8 di defensive rating è il terzo miglior rookie tra quelli che hanno giocato almeno 30 partite in questa stagione, dietro solamente a Christian Koloko (103,6) e a Jabari Walker (105,7).
Finalmente stava per trovare un po’ di ritmo in fase offensiva, poi però a fine gennaio si è infortunato alla caviglia, e dunque difficilmente il prossimo mese lo ritroveremo in Top-20. Sfortunato.
20. Max Christie (↑ 5)
Stando ai rumors rimbalzati da più parti oltreoceano l’ex Spartans era uno degli indiziati a comporre il pacchetto di scambio nella trade che avrebbe dovuto portare Kyrie Irving ai Los Angeles Lakers. Il fatto che l’operazione non sia andata in porto, chiaro dispiacere per i gialloviola, non incide poi tanto sulla sua situazione tecnica. Il supporto di coach Ham è incondizionato e il lavoro sul suo fisico – già 4.5 kg aggiunti – porterà presto frutti. Gli intervalli in G League che ne scandiscono la rookie season, se affrontati con il giusto piglio, possono solo fargli bene. In proposito ha recentemente dichiarato a The Athletic: ‘Non vado lì con il progetto di segnare 40 punti […] Cerco piuttosto di replicare ciò che potrei fare ai Lakers, ovvero tirare da tre, essere aggressivo, giocare forte in difesa.”
Da sottoscrivere.