Dopo la sconfitta di qualche giorno fa dei suoi Milwaukee Bucks al Chase Center di San Francisco, il due volte MVP è tornato a parlare in un’intervista esclusiva ai microfoni di The Athletic.
La superstar greca è parsa particolarmente insoddisfatta per quanto riguarda i criteri che guidano l’assegnazione del premio di ‘Most Valuable Player‘:
“La cosa che non capisco dell’MVP è che i criteri cambiano. Quindi cos’è un MVP? Il giocatore che segna più punti? Il giocatore più efficiente? Il giocatore più dominante? Il giocatore più prezioso per la propria squadra? A volte il miglior giocatore non è quello più utile alla squadra. Ad esempio credo che Brook [Lopez] sia estremamente prezioso per la nostra squadra. Come ho già detto, non posso controllare il premio di MVP. Posso controllare solo il modo in cui preparo le partite e farmi trovare pronto quando gioco.”
Antetokounmpo ha confessato che i suoi 2 MVP e il suo MVP delle Finals si trovano nel suo ufficio, ma vuole continuare a “creare arte” invece di pensare ai suoi riconoscimenti passati:
“Credo che guardare al passato non ti permetta di competere al massimo andando là fuori a prenderti ciò che meriti disperatamente. Io sono qui perché l’ho voluto più di tutti. Non ho il talento di Steph [Curry] o quello di Kevin Durant, ma voglio vincere più di tutti. Sono ossessionato.”
“Ho paura di perdere ciò che Dio mi ha dato e la vita che mi sono guadagnato per i miei figli, mia moglie, i miei fratelli e mia madre. Ho paura. Quindi lavoro il più duramente possibile perché non voglio perdere niente di tutto ciò. Non mi fermerò finché non lascerò la NBA.”
“Ho I trofei da qualche parte, ma cerco di non guardarli perché voglio vincerne altri. Voglio vincere davvero. Ma non voglio andare in giro a dirlo, voglio che il mio gioco parli per me.”
Queste parole di Giannis Antetokounmpo, oltre al modo in cui domina il gioco nelle due metà campo, sono il motivo per il quale vince nonostante sia considerato meno talentuoso di molti altri. La mentalità e la fame che continua ad avere, nonostante abbia vinto praticamente già tutto a 28 anni, sono ciò che distingue i buoni giocatori dai campioni.
Probabilmente c’è anche lo zampino di Kobe Bryant – che ha allenato il greco nell’estate del 2018 – nel modo in cui Antetokounmpo compete e approccia il gioco, ma così non ci si diventa, ci si nasce solo se provieni da un quartiere della periferia di Atene, con i genitori scappati dall’Africa e che faticano a farti trovare il cibo sulla tavola tutte le sere.
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