Dopo le dichiarazioni pubbliche delle ultime ore, da ambo le parti, la partita del contatto collettivo NBA si giocava ormai a carte scoperte. Nella nottata americana di venerdì è arrivato il tanto sospirato semaforo verde. Pienamente in vigore dalla stagione 2023-24, il nuovo accordo avrà validità per sette anni, con possibilità di opt-out per entrambe le contraenti, lega o NBPA, dopo il sesto.
Le principali novità del contratto collettivo NBA
Decisa l’introduzione di una seconda soglia Apron, 17.5 milioni di dollari sopra la tassa di lusso. Le squadre che dovessero sforare non potrebbero più disporre della taxpayer midlevel in free agency. Alzato inoltre il limite più alto sulle estensioni di contratto rispetto ai contratti attualmente vigenti (da un aumento possibile del 120%, si passa a 140%). Sempre su questo tema, si aggiunge per ogni squadra la possibilità di un terzo slot two-way contract
Per disincentivare il load management, se così si può dire, si è arrivati all’intesa su un numero minimo di partite (65) necessarie per l’eleggibilità ai premi (MVP, Rookie dell’Anno ecc.) e migliori quintetti stagionali (All-NBA, senza distinzione di ruoli).
Arriva a compimento, inoltre, il processo di depenalizzazione della marijuana iniziato alcuni anni fa: non sarà più tra le sostanze vietate.
Torneo nel torneo: In season Tournament NBA
Potrebbe essere inserito nel calendario dal 2023-2024, con un impianto già definito nei mesi scorsi e un evento formula Final Four in campo neutro (Las Vegas in pole position).
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