Prima della penultima partita di regular season contro Washington, la dirigenza di Milwaukee ha sorpreso Antetokounmpo con una cerimonia in cui veniva celebrato l’anno appena concluso: il numero 34 è diventato il miglior marcatore, il miglior assistman e il giocatore con più partite giocate nella storia della franchigia.
Tornato negli spogliatoi, Giannis Antetokounmpo ha concesso un’interessante intervista ai microfoni di Chris Haynes di Bleacher Report.
Interpellato sul dibattito dell’MVP di quest’anno, il greco ha risposto così:
“Non proverò mai a creare storie su quanto lavoro e questo probabilmente mi danneggia visto che sono stato l’MVP negli ultimi 5 anni. Voglio un terzo MVP? Certo che lo voglio. Sono estremamente competitivo, cerco di rendere la mia squadra vincente, è per questo che vengo pagato. E’ per questo che sono qui… non sono il tipo di persona che scredita il lavoro degli altri. Non chiederò mai un MVP che penso di meritare.”
Ha poi continuato:
“Posso dire questo? Ho vinto i miei due MVP nelle mie due peggiori stagioni degli ultimi 5 anni. Andate a guardare le statistiche… non mi importa neanche così tanto. Ho cercato di evitare queste discussioni ad ogni costo. Non voglio lamentarmi e far vedere ai miei figli che loro padre ha vinto un premio perché ha piagnucolato. Non voglio vincere in questo modo.”
Durante l’intera intervista Giannis non ha mai menzionato o fatto riferimento agli altri due candidati per il premio di MVP.
Antetokounmpo sente di essere vittima della cosiddetta “voter’s fatigue“:
“Probabilmente le persone sono stanche di me. Onestamente sarei stanco di me stesso anche io. Mariah [Riddlesprigger], mia moglie, anche lei è stanca di me. Cercherò di essere costante indipendentemente da tutto, cercherò di essere il più dominante possibile e aiutare la mia squadra a vincere per più tempo possibile, finché le mie gambe me lo permetteranno. Alla fine diranno ‘Diamogli l’MVP perché questo è ancora qui’, questo è quello che succederà.”
La stella dei Bucks ha parlato del suo modo di pensare e della sua innata competitività che lo ha spinto a vincere un titolo a Milwaukee contro tutto e tutti:
“Mi ricordo quando abbiamo perso contro Miami nella bolla, una volta tornato a casa ho potuto abbracciare mio figlio e guardare la mia famiglia negli occhi. Sono riuscito a camminare per strada a testa alta perché sapevo di aver dato tutto anche in quei 10 minuti prima di farmi male alla caviglia.”
“Avrei potuto prendere la strada più facile e andarmene. Ti ho detto che quando vedo un muro ci vado contro. E cos’è successo l’anno dopo? C’era un muro, ci sono andato contro e abbiamo vinto il titolo. Ora il muro si chiama MVP e ci sbatterò anche stavolta.”
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