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Mondiali basket 2023, intervista a Flavio Tranquillo

Alle 10 di mattina del 25 agosto inizierà il 19esimo Campionato mondiale di pallacanestro, che verrà inaugurato proprio dall’Italia contro l’Angola. Per prepararci a questi Mondiali, abbiamo avuto la possibilità di scambiare qualche parola con Flavio Tranquillo. Dopo l’esordio da giovanissimo nella rivista Superbasket, diretta da Aldo Giordani, negli anni Tranquillo è diventato speaker e poi giornalista e telecronista. Da anni è la voce di Sky Sport per il basket, e dal 1999 segue la Nazionale di pallacanestro nelle competizioni più importanti.

Partiamo dall’Italia. Inizierà questi Mondiali nel Girone A con Repubblica Dominicana, Filippine e Angola. Realisticamente quali possono essere le aspettative degli azzurri?

“Realisticamente le aspettative sono di passare il turno, anche perché oggettivamente due di questi tre avversari sono di un livello inferiore. Questo non significa che si possa non giocare e che si vinca automaticamente, però sono di un livello inferiore. E anche con la Repubblica Dominicana, pur non avendo ancora chiarissimo il roster, l’Italia può giocarsela. Il suo primo obiettivo realistico è passare il turno, e oggettivamente non dovrebbe essere impossibile, e il secondo è farlo con tre vittorie.”

E poi, nella fase a incrocio e in quella a eliminazione diretta?

“Nessuno ha la sfera di cristallo, ma nella seconda fase dovremmo affrontare la Serbia e un’altra (Cina, Porto Rico e Sud Sudan) che possiamo considerare abbordabile. L’approdo ai quarti di finale non sembra un traguardo impossibile, ma questo non significa che ci arrivi di sicuro o che non arrivarci significhi una vergogna. Mi pare però che il cammino sia molto più abbordabile di altre situazioni del passato.”

Quanto sarà importante nello spogliatoio azzurro la presenza di due grandissimi veterani come Nicolò Melli e Gigi Datome?

“E’ sempre difficile guardare da fuori dentro a spogliatoi in cui non sei, ma basandosi sulle impressioni mi sembra che stiamo parlando non di leadership imposte, ma riconosciute in modo organico e senza tensioni dai compagni. Sono riconosciuti come due giocatori che hanno fatto cose importanti a un alto livello e hanno un certo carattere, e i giocatori più giovani o con meno esperienza li guardano come degli esempi senza che questo faccia di loro dei profeti.”

In campo sarà Simone Fontecchio la stella dell’Italia? O ci possiamo aspettare altri giocatori, magari talenti giovani come Gabriele Procida e Matteo Spagnolo?

“Mi sembra che Fontecchio sia il giocatore che ha più facilità a produrre offensivamente al di fuori del pur importante attacco di squadra. Questo però è solo un aspetto del gioco: si può vincere segnando 100 punti o concedendone 60, correndo o rallentando. Fontecchio è il giocatore a cui mi immagino fai ricorso in determinati momenti della partita, ma non si può giocare tutta la partita o tutto il Mondiale dicendo: ora segna Fontecchio, ora Spagnolo, ora Procida. Questa è una squadra che fa meglio se gioca insieme. Fontecchio finirà probabilmente con il maggior numero di punti e di tiri presi, ma sono solo un aspetto del gioco.”

Saranno parecchie le assenze importanti in questo Mondiale. Per motivi diversi non ci saranno Jokic, Mimic e Kalinic per la Serbia, Embiid e Wembanyama per la Francia, Giannis per la Grecia, Sabonis per la Lituania e tanti dei giocatori più iconici di Team USA. In generale, soprattutto per alcuni, non crede che sia un fattore decisivo l’elevato carico di partite a cui sono sottoposti i giocatori in NBA e in Europa?

“Sicuramente questo è il motivo per cui mancano tutti quelli che sono assenti per scelta. La questione secondo me viene guardata sempre in maniera parcellizzata. Guardiamo in modo separato a Mondiali, NBA, Eurolega e campionati nazionali, quando invece è una questione globale. La parte più rilevante del calendario è l’NBA, perché i giocatori hanno obbligazioni nei confronti delle loro squadre NBA. Qualsiasi ragionamento deve partire dal considerare questo un fatto.

Quindi, se uno volesse tutti i migliori giocatori non dovrebbe limitarsi a dichiarare l’importanza di manifestazioni come il Mondiale e l’Europeo, ma metterle in relazione agli altri impegni. Non vuol dire subordinarsi o non giocare, ma rimettersi a tavolino partendo con il dato che l’NBA, per importanti questioni economiche e commerciali, è il centro del sistema pallacanestro. Se guardiamo a cosa è successo in Cina nel 2019 e adesso, se non inizia un ragionamento i Mondiali avranno sempre assenze importanti, dettate da queste considerazioni.”

Basterà un Team USA privo delle stelle più famose ma comunque ricchissimo di talento per vincere il Mondiale?

“Non si può rispondere, perché per fortuna la parte interessante di queste competizioni è che, finché non iniziano, non sai niente delle squadre. Queste squadre non hanno alcun tipo di vissuto, vengono da un mese di training camp, ma rimangono un gruppo di giocatori. Sulla carta gli Stati Uniti hanno sufficiente “talento” per battere chiunque, ma non sarei stupito se non vincessero o si fermassero anche prima della finale. Il motivo per guardare il Mondiale è proprio capire come si sviluppano in corso d’opera le squadre.”

La squadra campione in carica, la Spagna di coach Scariolo, alle Olimpiadi di Tokyo 2021 era sembrata alla fine di un ciclo, ma poi è arrivata la vittoria degli Europei. Quale delle due versioni di questa nazionale vedremo quest’anno?

“La vittoria più sorprendente secondo me è stata quella dei Mondiali del 2019. In assoluto è stata più sorprendente quella dell’Europeo se guardiamo al roster, ma nel 2019 abbiamo percepito che questa squadra ha qualcosa che va al di là dei giocatori che compongono il roster. Credo che quel qualcosa rimanga, ma è oggettivo dire che il livello delle punte è diverso rispetto al livello della Spagna dei migliori Navarro, Gasol, Rodriguez, Rubio… Quel qualcosa in più c’è, e non vorrei affrontare la Spagna nell’eliminazione diretta. Ma se questa volta dovessero avere un accoppiamento meno favorevole e uscire in modo onorevole ai quarti, non le leverebbe niente alla sua storia recente.”

Fuori dal continente europeo due squadre molto forti possono essere l’Australia e il Canada. L’Australia ha un roster ricco di giocatori esperti come Patty Mills e Joe Ingles e un giovane fortissimo come Josh Giddey. Il Canada ha il reparto esterni forse migliore dei Mondiali con Shai Gilgeous-Alexander, Jamal Murray, Brooks, Dort e RJ Barrett, e forse manca solo un lungo di qualità.

“Sono le due squadre verso cui nutro il massimo della curiosità. Noi conosciamo abbastanza bene i singoli giocatori più importanti, ma non sappiamo come interagiscono in questa manifestazione e in quindici giorni. Tornando sulla Spagna, non ha il talento dell’Australia o del Canada, ma uno zoccolo duro di sicurezze su cui può poggiarsi. Canada e Australia non ce l’hanno. Se trovi questo qualcosa in più in corso d’opera l’effetto esaltazione ti può dare tantissimo. Se non lo trovi, anche se i roster sono eccellenti – soprattutto il Canada – l’insieme dei giocatori rimane una cosa, la squadra un’altra. Vedremo: potrebbe essere una finale, potrebbero uscire ai quarti.”

Ci saranno qualche squadra o qualche giocatore che seguirai con particolare attenzione in questi Mondiali?

“Mi piacerebbe, compatibilmente con i miei impegni, cercare di vedere nella prima fase le squadre che non conosciamo bene. Ce ne sono alcune di un livello onestamente più basso ma con alcune individualità interessanti. Ho visto Capo Verde a Trento, non mi sembra la squadra che vincerà il Mondiale ma ugualmente ci sono un paio di giocatori oltre a Tavares che mi interesserebbe vedere.

Dai quarti in poi sono sicuro che ci saranno giocatori che ora non ci attendiamo, ma che saranno protagonisti. E’ la logica di queste manifestazioni: se riesci a trovare i quattro o cinque giorni in cui ti si allineano tutti gli astri puoi raggiungere un livello mai visto. Proprio come è successo a Fontecchio negli scorsi Europei, credo accadrà a qualche altro giocatore, ma andarli a pescare adesso è molto difficile, anche perché non sappiamo chi giocherà i quarti.”

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Pubblicato da
Carlo Giustozzi

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