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ESCLUSIVA MONDIALI: Intervista ad Alessandro Mamoli

In occasione dei Mondiali FIBA, che si stanno giocando in questo momento tra Manila e Okinawa, abbiamo avuto il piacere di parlare con Alessandro Mamoli. Giornalista professionista dal 2007 e voce del basket NBA in Italia assieme a Flavio Tranquillo, in questo momento è a Manila per raccontarci dei nostri Azzurri.

 

NR: Ci saranno modifiche nei nomi del quintetto?

Alessandro Mamoli: No, quelli sono abbastanza decisi, nel senso che sono Spissu, Tonut, Fontecchio, Polonara e Melli, quello non penso che cambi a prescindere dall’avversario. Inizialmente [Pozzecco] pensava di avere una rotazione a 8, dove gli altri minuti se li sarebbero presi Ricci, Pajola e Datome, ma con quello che danno Procida, Severini e Spagnolo soprattutto, che è l’unico vero cambio di Spissu, questo può far sì che aumenti la rotazione. Quest’anno riusciamo a mettere in campo dei quintetti molto funzionali a prescindere da chi magari c’è in campo in quel momento. [Pozzecco] potrebbe forse qualche volta, nei finali di partita, per questioni legate all’attacco, fare delle scelte su Tonut.

 

Secondo te chi è il giocatore da cui dipendono di più le sorti di questo Mondiale per gli Azzurri?

Detto che secondo me il rendimento di Nicolò Melli è sempre quello, a prescindere dai punti che fa, l’impatto che ha sulla squadra è chiaro ed evidente sia dal punto di vista emotivo sia dal punto di vista tecnico. Io credo che molto dipenda dalla continuità di Simone Fontecchio… è stato altalenante. Anche se spesso è stato il miglior realizzatore, ha sbagliato di più rispetto a ciò che ci ricordavamo l’anno scorso all’Europeo. Ovviamente gli manca un po’ di gioco perché quando è arrivato all’Europeo era reduce da una stagione che aveva giocato da protagonista, questa invece è un po’ diversa. Quando ho parlato con lui l’ultima volta mi ha detto che sta molto bene fisicamente, perché ha fatto un lavoro super durante l’estate col suo preparatore, ma gli manca un po’ il ritmo partita, giocare e tirare con un certo tipo di pressione. Sai… un conto è tirare a Utah quando esci dalla panchina, un conto è quando giochi con la Nazionale e lo scouting report degli avversari dice ‘stategli vicino’.

 

Quali sono le lacune che hai notato di questa squadra?

Ti devo dire che non ne ho viste di particolarmente preoccupanti, ci sono dei momenti in cui smettono di giocare… hanno dei blackout proprio, però è anche vero che nei momenti di difficoltà non sono mai andati sotto. Sono stati molto bravi nella gestione delle difficoltà. Diciamo che purtroppo lo sappiamo… noi abbiamo un deficit fisico. Per cui soffriamo tantissimo da un punto di vista fisico a rimbalzo e contro squadre che giocano appoggiando la palla dentro.

 

Credi che Karl Anthony Towns sia il giocatore più difficile da arginare nei gironi?

Guardando il girone, è sicuramente il giocatore di più alto livello. Sempre tenendo un occhio di riguardo per [Jordan] Clarkson perché ha licenza di ‘spararequalsiasi cosa con le Filippine. Sai… non sarei mai voluto arrivare a dovermi giocare l’ultima partita con le Filippine da dentro o fuori, dove chi vince passa e chi perde è fuori perché anche se sei più forte, e se quella partita tu la giocassi da un’altra parte la vinceresti, lì a Manila diventa un problema. Noi secondo me, rispetto a qualsiasi altra squadra, abbiamo il gruppo, perché sappiamo giocare insieme. Riusciamo a diventare meglio rispetto a quello che siamo grazie a come giochiamo insieme.

 

Qual è la Nazionale più attrezzata per vincere il Mondiale secondo te?

Allora… da un punto di vista tecnico e fisico, mi sembra che Stati Uniti e Canada siano un passo sopra alle altre. Però anche qui… Stati Uniti e Canada sostanzialmente scendono in campo e si guardano in faccia per la prima volta quest’anno. Poi giocano una manifestazione dove le regole non sono le loro, non sono abituati a giocare in quella maniera lì, gli arbitri sono diversi… se giochi contro la Francia ad esempio, una partita punto a punto e arrivi nel finale… le gerarchie sono ben definite? Anche se hanno tanti giocatori che possono fare canestro. Credo che Stati Uniti e Canada debbano vincere di 10-15 punti le loro partite per non avere problemi. Poi, mentre il Canada ha preso tutti i giocatori migliori che aveva e li ha messi insieme – e alcuni sono talmente forti come Shai Gilgeous-Alexander, [R.J.] Barrett e compagnia – gli Stati Uniti secondo me hanno costruito una squadra con una logica. Hanno messo gli esterni alti che segnano da tre e difendono molto bene, il miglior stoppatore della NBA che puoi mettere dentro l’area senza il problema dei 3 secondi difensivi, un leader come Jalen Brunson con la palla in mano…. E’ ovvio che poi, se arrivi a quella partita lì, nelle squadre di [Kevin] Durant o Kobe Bryant c’erano loro che si prendevano quel tiro, qui se lo deve prendere qualcun’altro. Loro sono secondo me le squadre più apprezzate, a patto che riescano ad imporre il loro gioco, soprattutto da un punto di vista fisico e atletico.

 

Perché molti giocatori degli Stati Uniti si sono tirati indietro per questi Mondiali? Non ci sono nemmeno Booker o Tatum, nonostante siano giovani.

Allora… credo che quelli li vedremo alle Olimpiadi, sarei stupito se non ci fossero degli inserimenti di quel tipo. Si tirano indietro, lo vedi anche con [Giannis] Antetokounmpo o con Jamal Murray che non giocano con la Nazionale americana, perché oggi il valore del giocatore di pallacanestro all’interno del club è nettamente superiore. Se tu investi 250 milioni su Jokic, rispetti il piacere che lui ha di giocare con la sua nazionale, però sono sempre 250 milioni di dollari… lui lo sa molto bene, i soldi glieli danno i Denver Nuggets e non la Serbia. Poi per giocare una stagione da 82 partite a quel livello lì, tu devi arrivare che sei perfetto.

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Pubblicato da
Federico Liuti

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