Nella notte è arrivata la vittoria per i Chicago Bulls contro gli Atlanta Hawks. Un 118-113 che proietta la franchigia dell’Illinois al decimo posto della Eastern Conference, distanziando proprio gli Hawks. Un successo targato tutto Andre Drummond, che in assenza del titolare Nikola Vucevic per un sospetto stiramento all’inguine si è fatto trovare pronto.
Si trattava della prima partita da titolare a Chicago per l’ex Detroit Pistons. Ed è bastata ad Andre Drummond per fare la storia della franchigia e – perché no – della NBA. È diventato il primo Bull a realizzare 24 punti, 25 rimbalzi (di cui ben 10 offensivi), tre rubate e due stoppate in una partita. Il primo giocatore di Chicago dal 2006 a raccogliere 25 o più rimbalzi in un’unica partita. È inoltre solo il sesto giocatore nella storia della lega ad aver registrato una statline del genere, insieme a Hakeem Olajuwon, Charles Barkley, Roy Tarpley, Chris Webber e Dwight Howard.
Al termine della partita, Andre Drummond è direttamente uscito dal parquet dello United Center verso gli spalti.
“Sono andato ad abbracciare mia madre. È la mia più grande sostenitrice. È stata presente fin dal primo giorno. Mi dice sempre che posso farcela e che ogni volta che viene chiamato il mio nome devo essere pronto”.
Drummond è un due volte All-Star che però è limitato dalla costruzione del roster. In poche parole, il suo minutaggio è limitato dietro a Vucevic. Ma per Andre conta poco:
“La mia mentalità è che non sono una riserva. Credo ancora di essere un titolare in questa lega”.
Alla domanda su quanto sia difficile rimanere positivi e pronti con una media di circa 13-14 minuti a partita, Drummond non ha esitato.
“Non è difficile essere un buon compagno di squadra. Non è difficile sostenere i propri compagni di squadra. Ed è ricambiato quando è il mio turno. Qui c’è solo amore. […] Non si può dare per scontata questa partita. Non sai mai quando sarà la tua ultima volta in campo”.
Parole di lode sono arrivate anche da coach Billy Donovan:
“È stato fantastico. Sono molto contento per lui perché ogni giorno viene a lavorare e si dedica alla squadra. Per un ragazzo del suo calibro e per quello che ha fatto nella sua carriera, probabilmente meriterebbe più minuti. Ma qualsiasi minutaggio gli sia stato concesso, si è tenuto pronto a giocare”.
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