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Il voto per i partecipanti all’All Star Game genera sempre molte discussioni tra tifosi e addetti ai lavori . La partita, che quest’anno si terrà a Salt Lake City, trent’anni dopo l’ultima volta, è uno degli eventi più spettacolari della stagione NBA, un singolo match nel quale i migliori giocatori della lega si sfidano.
La selezione per l’All Star Game è un grande onore per i giocatori, ma non solo. Potersi vantare di avere un All Star nel proprio roster è un desiderio di lusso per ogni franchigia, non solo da un punto di vista dell’orgoglio, ma anche per quanto riguarda il marketing e infine anche la possibilità di attrarre altri giocatori di livello.
Non è dunque una sorpresa il fatto che le varie squadre sfruttino il periodo delle votazioni per cercare di accumulare più voti possibili per i loro giocatori; i social media sono la piattaforma preferita, essendo possibile votare per i giocatori con un semplice tweet o un commento su Instagram. In alcuni casi però le franchigie decidono di impiegare della propaganda di livello più alto, e vengono così ideate delle “campagne elettorali” in miniatura, complete di video e altri prop a supporto dei giocatori. Oggi vi parliamo delle più divertenti campagne All Star Game della storia recente.
Chris Bosh, 2008
Cominciamo con Chris Bosh: il due volte campione NBA ha partecipato ad 11 All Star Game nella sua carriera, ma nel 2008 il suo impegno per arrivarci sfociò fuori dal parquet. Testimone è il video che Bosh usò per prorogare la sua causa e farsi votare per la partita delle stelle, che quell’anno si svolse a New Orleans. Bosh si abbandona alle sue origini e impersona un venditore di macchine texano (l’ex Raptors e Heat è infatti nativo di Dallas); alla performance non manca niente: il vestito, la musica in sottofondo, l’accento tipico del Sud, sono tutti lì. C’è persino un cameo del fratello di Bosh, Joel, che per l’occasione viene rinominato Bubba.
Risultato: Bosh venne scelto per l’All Star Game ma la dedizione mostrata nel girare questo video non fu abbastanza per guadagnarsi una maglia da titolare, almeno in primo luogo. Complice un infortunio subito da Kevin Garnett, il texano venne infatti promosso nello starting 5.