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NBA: “Non c’è legame tra load management e rischio infortuni”

L’NBA sta portando avanti una battaglia contro il load management, la gestione delle stelle durante la stagione regolare per far sì che arrivino al massimo della forma quando le partite contano davvero. Si è passati da 10 partite saltate in media da una star negli anni ’80 a oltre 24 nell’ultimo periodo. E ora la lega ha presentato una ricerca, da lei stessa finanziata, a sostegno della sua tesi: il load management non diminuisce il rischio di infortunio. Secondo quanto riporta Tim Bontemps di ESPN, la lega ha consegnato alle 30 franchigie un rapporto che sostiene esattamente ciò.

Il rapporto è l’ultimo tentativo dell’NBA di scoraggiare la pratica. L’uso del load management è salito alle stelle nell’ultimo decennio. E il risultato è che spesso i tifosi non possono vedere le star che hanno pagato per vedere.

L’anno scorso la lega ha istituito una politica che le consente di multare le squadre, a partire da 100.000 dollari fino a 1 milione, per aver fatto sedere i giocatori durante le partite trasmesse dalle emittenti nazionali. La lega ha inoltre approvato una nuova norma. I giocatori dovranno raggiungere una soglia di 65 partite per essere eleggibili per i premi della stagione regolare. Compresi i riconoscimenti All-NBA.

Il rapporto di 57 pagine distribuito questa settimana è stato redatto dalla dottoressa Christina Mack, epidemiologa e responsabile scientifica della IQVIA Injury Surveillance & Analytics. Come la stessa Mack afferma, lo scopo era determinare se vi fosse una relazione tra gli infortuni e la frequenza di partecipazione alle partite, l’organizzazione fitta del calendario di gare e la partecipazione cumulativa di un giocatore a queste. La conclusione è:

“I risultati di queste analisi non suggeriscono che saltare le partite per riposare, o gestire il carico, o avere pause più lunghe tra le partite, riduca il rischio di infortuni futuri durante la stagione. Inoltre, i tassi di infortunio non sono risultati più alti durante o immediatamente dopo i periodi di calendario fitto”.

Il rapporto affermava che ciò rimaneva vero anche quando si teneva conto di fattori quali l’età dei giocatori, i minuti giocati e la storia degli infortuni. A sostegno di questi risultati è stato presentato un campione di 10 anni con un gruppo di 150 giocatori titolari.

A dir la verità però, come sottolinea Bontemps, Mack specifica che;

non abbiamo detto che il load management non funziona. Non stiamo dicendo se è meglio o peggio“.

Resta da vedere se questo avrà un effetto concreto sulle franchigie. Anche perché alcune squadre e giocatori, come Kawhi Leonard, hanno già contestato la decisione della NBA.

 

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Pubblicato da
Filippo Riccardo di Chio

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