La data è fissata per l’8 febbraio. Non quella del ritorno in campo per Zach LaVine, che rimane ancora un mistero. Ma siamo certi che prima di quella data, la cosiddetta trade deadline entro cui devono essere completati tutti gli scambi di mercato, la stella dei Chicago Bulls non metterà piede sul parquet. Il motivo ufficiale? Un fastidio al piede destro.
Lo stesso coach Billy Donovan ha dichiarato, dopo l’allenamento di venerdì all’Advocate Center, che la distorsione alla caviglia destra di LaVine è guarita. Ma sarebbe tornata l’infiammazione al piede destro che era costata a LaVine 17 partite all’inizio della stagione.
“Gli causa ancora problemi, quindi ci vorrà ancora una settimana prima che venga rivalutato. Speriamo di sistemare la situazione. Speravamo tutti che sarebbe successo un po’ prima. Ma così non è stato”.
Nelle sette partite giocate da LaVine dopo il suo rientro, i Bulls hanno vinto 5 volte. Poi la distorsione alla caviglia, con il processo riabilitativo che avrebbe appunto provocato il ritorno dell’infiammazione. Certo, però, è difficile non vedere dietro a tutto questo l’ombra del mercato. I Bulls e LaVine si erano accordati già a inizio novembre per cercare di trovare una nuova sistemazione al giocatore. Per ora nessuna franchigia si è dimostrata disposta ad aprire il portafogli per strappare LaVine a Chicago. Complice un contratto importante (40 milioni quest’anno, 138 nei prossimi 3) e un rendimento a dir poco altalenante. Che non giustifica ingenti spese per un giocatore storicamente fragile negli arti inferiori.
Tanto che tra i front office della NBA si sta diffondendo il sentore che i Bulls – per muovere LaVine – saranno costretti ad allegarci qualche altra contropartita per invogliare allo scambio. Tra le squadre più mormorate i Detroit Pistons.
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