A Kevin Durant non piace perdere. Ma è abbastanza ovvio per un campione del suo calibro. A Kevin Durant non piace nemmeno essere criticato. E lo ha dimostrato varie volte con le sue risposte focose ai tifosi sui social media. Non si è tirato indietro nemmeno dal reagire a un commento di una personalità televisiva come Charles Barkley. L’Hall of Famer durante una trasmissione nell’All-Star Weekend aveva definito KD un follower, uno a cui non piace essere il leader.
“Non è un leader. Lo ha dimostrato in tutte le tappe della sua carriera. Devin Booker dovrà prendere l’iniziativa e portare i Suns al livello superiore… Per raggiungere il successo, qualcuno deve farsi avanti. E per me a Phoenix deve essere Booker”.
KD ha risposto alla stoccata in un’intervista con il suo agente Rich Kleiman.
“Non voglio che la gente mi definisca un leader, ma non voglio nemmeno che la gente dica che non lo sono, perché non vede cosa succede dietro le quinte. Perché non vede le mie intenzioni o le relazioni che ho costruito con i miei compagni di squadra e il mio staff di supporto. Non sono carismatico come i miei colleghi, non ho una personalità adatta alla TV “.
Insomma, chi non lo definisce un leader è perché non è consapevole della persona che è. Posizione simile a quella del suo coach Frank Vogel, che mercoledì ha difeso Durant su Bickley & Marotta.
“Sicuramente dà l’esempio. E alza anche la voce quando c’è bisogno. Non tutti i giocatori sono in grado di fare la voce grossa. Ogni giocatore è leader a modo suo. Devi essere un leader senza tradire la tua personalità”.
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