La legge del più forte vige anche in NBA, non solo nella giungla. Perché quando si entra nella tana dei campioni in carica, quando si gioca sul parquet della squadra da battere, bisogna essere perfetti. O si esce con le ossa rotte e il morale sotto i tacchi. Ed è la fine di LeBron James e compagni: 101-99 per i Denver Nuggets contro i Los Angeles Lakers, e serie sul 2-0 per la franchigia del Colorado.
Una Gara-2 quasi perfetta, quella dei gialloviola. Partita in controllo, un vantaggio che minuto dopo minuto aumentava. Denver che nei primi due quarti non sembrava riuscire in nessun modo a ricucire gli strappi degli ospiti. All’intervallo il tabellino recita 59-44 Lakers, grazie ai 24 punti (11/12) di Anthony Davis e ai 18 punti (6/7 da tre) di D’Angelo Russell. E poi? Il terzo quarto inizia rispettano lo stesso copione dei primi due: parzialino di 9-4 di LeBron & co., che toccano il + 20. Tutto porta scritto 1-1 e palla a due alla Crypto.com Arena. Coach Malone ha deciso di cambiare leggermente la storia della serata.
Un tocco magico, una scossa mentale, un abbaglio. Non si sa perché, ma da metà della terza frazione sono tornati a giocare i campioni NBA in carica. Nikola Jokic (autore di una tripla doppia monstre da 27 punti, 20 rimbalzi e 10 assist) è tornato a muovere la retina dal primo quarto. Ma la corona di eroe della notte se la prende tutta Jamal Murray: 3/16 nei primi 36 minuti di gioco, realizza 14 dei suoi 20 punti nell’ultimo quarto. Un’erosione continua del vantaggio dei Lakers, fino al possesso di distanza a pochi minuti dal termine.
Lì inizia un botta e risposta. LeBron-Jokic-LeBron-Porter Jr… E così via… nessuno decisivo, nessun allungo, tutto perfettamente in bilico. Fino alla sequenza finale. James attacca, step-back three, ferro. Rimbalzo Denver, 5 secondi al termine, palla in mano a Murray. One on one contro AD, uno dei migliori difensori della lega. Fadeaway, suona la sirena… it’s good! Esplode la Ball Arena, che scaccia l’incubo di portare una serie in parità sulla costa californiana. La sequenza ha reminiscenze da Bolla di Orlando, ma a parti invertite. Decima vittoria di fila contro i Lakers, pronostici rispettati (almeno per ora). È il primo buzzer beater della carriera per Murray, che ha raccontato così quel momento:
“Avevo la palla a pochi secondi dalla fine e sapevo che una volta segnati un paio di tiri, anche il successivo sarebbe andato a segno. … Mi sono alzato, ho tirato e sono abbastanza grato che sia stato uno dei pochi che sono andati a segno”.
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