Era il 2019 quando Brandon Ingram prendeva un aereo dalla California raggiungendo per la prima volta la sua nuova casa: i New Orleans Pelicans. Nel frattempo, lo stesso percorso all’inverso lo faceva Anthony Davis. Sono passati cinque anni, e ora quel giovane talento che sembrava una delle nuove promesse della NBA è alle prese con le più classiche magagne contrattuali. Il giocatore si sente una star e vuole essere pagato come tale, la squadra lo valuta meno e non è disposta a oltrepassare determinate cifre.
Ancora un anno di contratto per Ingram, a 32 milioni di dollari. Poi sarà unrestricted free agent. Insomma, il coltello dalla parte del manico lo tiene lui: in caso di mancato rinnovo, sarà libero di andarsene gratis tra 12 mesi e scegliersi il miglior offerente. In caso di rinnovo, invece, beh… questo accadrà alle sue condizioni. Ma per ora niente si muove. Anche per il cambiamento che ha investito il front office, con il general manager Trajan Langdon e il suo braccio destro Micheal Blackstone che si sono trasferiti a Detroit. Al suo posto è arrivata la promozione a gm di Bryson Graham.
Sono cambiate molte cose anche in panchina, con numerosi addii di collaboratori e vice allenatori. E sul parquet anche: Jonas Valanciunas è senza contratto e probabilmente lascerà dopo tre anni in Louisiana. Gli occhi sono puntati su Jarrett Allen ma sarà difficile strapparlo a Cleveland, soprattutto se Donovan Mitchell deciderà di rimanere in Ohio.
E poi, appunto, si arriva al capitolo Ingram. Il 6 luglio potrà firmare un’estensione quadriennale da 208 milioni di dollari. Una cifra che – alla sonora media di 52 milioni all’anno – la franchigia non è disposta a garantirgli. E (francamente) non solo loro. Bisognerà allora guardarsi negli occhi e decidere il da farsi: provare a forzare la mano? Osare, e rischiare così di vederlo andare via a titolo gratuito? Scambiarlo già questa estate?
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