Se in molti ambiti culturali si discute sempre sul famoso “era meglio prima”, nel mondo della NBA questa tematica è ancor più presente. Alcuni veterani difendono legittimamente la loro epoca e credono che gli attuali giovani giocatori della Lega giochino in una NBA “più facile” e meno dura fisicamente. D’altro canto, le nuove generazioni credono di essere all’avanguardia nel basket. Quest’ultima è anche l’opinione di Anthony Edwards, il quale in una recente intervista ha parlato così della NBA di un tempo:
“Non ho visto granché del passato, quindi non posso dire nulla. Dicono che ai loro tempi, il gioco fosse più difficile di adesso, ma non credo che ci fosse così tanto talento in giro. Michael Jordan era l’unico con grandi qualità, se capite cosa intendo. Ecco perché sono rimasti colpiti poi da Kobe Bryant. Perché ormai tutti hanno talento ed è difficile venir fuori.”
C’è da dire che lo scorso anno anche Damian Lillard, pur criticando l’atteggiamento delle giovani leve, aveva assicurato che nella NBA stavano arrivando “giocatori più talentuosi che mai”. Il giudizio della guardia di Minnesota è in qualche modo simile a quello di LeBron James, espresso nel 2016 . Il “Re” aveva reagito alle numerose critiche delle generazioni precedenti nei confronti della NBA che – con l’ascesa di Stephen Curry e degli Warriors – si stava spostando sempre più verso un basket dominato dal tiro da 3 punti. Oggi è quasi impensabile andare contro questa filosofia.
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