La stagione dei Golden State Warriors inizierà (anzi è già iniziata) con molti dubbi e molti cambiamenti. A partire dal fatto che Klay Thompson vestirà il biancoblu di Dallas. Ma non sono da sottovalutare le grane contrattuali a cui durante l’anno e, male che vada, nella prossima offseason il front office guidato da Mike Dunleavy Jr. dovrà affrontare. In particolar modo quelle di Moses Moody e Jonathan Kuminga.
Steph Curry ha appena rinnovato a cifre monstre per un solo anno, Draymond Green sarà a San Francisco per altre tre stagioni almeno e anche coach Steve Kerr è blindato. E gli altri? Con la partenza di Thompson, è abbastanza certo che Kuminga su tutti troverà più spazio, ma dovrà meritarselo. Atletismo, forza fisica, talento grezzo non bastano. O almeno, non nella Baia. Nella scorsa stagione Kuminga è stato il terzo miglior marcatore dei Warriors dietro a Curry e proprio a Thompson. Inevitabile che tante responsabilità possano cadere sulle sue spalle.
Nonostante ciò, a quanto pare i Warriors non sono per ora disposti a concedere a Kuminga un’estensione massima. Che equivarrebbe l’accordo quinquennale da 224 milioni di dollari che Franz Wagner ha ottenuto dagli Orlando Magic, cioè il 25% dello spazio salariale. Ai tempi Golden State aveva concesso a Jordan Poole un’estensione di quattro anni e 123 milioni di dollari proprio prima della scadenza degli scambi, ma per poi scaricare il contrattone esorbitante ha dovuto allegare una prima scelta 2030 protetta per spedirlo a Washington solamente otto mesi dopo.
Normale che ora la strategia sia più prudente. Più probabile che il front office per ora si sia spinta fino ai 30 milioni annui, in attesa di vedere come renderà o se invece Kuminga si accontenterà della cifra offerta. O ancora se deciderà di diventare restricted free agent la prossima estate scommettendo su se stesso e su una super offerta (che venga da Golden State o meno). E per Moody il discorso non è troppo diverso.
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