Ci sperava Tony Parker, ci pensano ora i proprietari delle 30 franchigie della NBA. L’idea di aprire un campionato “succursale” in Europa stuzzica non poco, non fosse altro perché negli ultimi anni molte delle stelle ormai affermate oltreoceano sono cresciute proprio nel Vecchhio Continente. I dettagli sono ancora fumosi: la testata Sportico parla di un progetto a otto o dieci squadre ancora tutto da organizzare. La base economica però è già bell’e pronta: secondo i vertici della lega americana il mercato cestistico in Europa e in Medio Oriente potrebbe generare un valore pari a 3 miliardi di dollari all’anno.
Franchigie a Londra, Parigi e nelle principali città del continente. Che sarebbero vendute dalla NBA a investitori esterni (fondi sovrani, miliardari, capitali ma anche proprietà di club già esistenti) per almeno 500 milioni di dollari. L’accordo sarebbe semplice: un equo 50-50 di proprietà tra la lega americana e i nuovi proprietari, in un modello non tanto dissimile a quello della WNBA (almeno fino al 2022).
La novità potrebbe però essere un’altra. Invece di una lega chiusa, come quella appunto americana, si starebbe configurando l’idea di un campionato “semi-aperto”. Con la possibilità, dunque, data alle maggiori squadre europee di aggregarsi dalla seconda edizione del campionato. Un’idea che diventerebbe di diritto la diretta concorrente della proposta di una “Superlega di basket” a livello globale, partorita dal fidato partner di LeBron James, Maverick Carter. La decisione definitiva sarà presa durante questa settimana negli incontri che si terranno a New York tra i proprietari. Il consiglio direttivo della NBA potrebbe decidere da un momento all’altro.
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