“With the second pick in the 2015 NBA Draft, the Los Angeles Lakers select D’Angelo Russell from Ohio State University”.
Sono passate solamente tre settimana dall’annuncio che ha cambiato la vita di D’Angelo Russell e già arrivano le prime critiche: la pointguard di Lousville, Kentucky non ha disputato una Summer League memorabile, viaggiando alla media di 11.8 punti, 3.2 assist e 5.2 palle perse. Le percentuali al tiro inoltre non sono certo invidiabili: 37.7 dal campo e solamente l’11.8 dalla linea del tiro da tre: lo stesso giocatore ha definito le sue prestazioni “not good” (non buone).
“Ma come, non doveva essere il nuovo Magic Johnson” è uno dei ritornelli che rimbalza frequentemente in questi giorni tra i media americani. Il gioco dei paragoni con le vecchie leggende di questo sport purtroppo non risparmia nessuno (soprattutto le prime scelte), e così è stato anche per Russell. Paragonare il prodotto di Ohio State a un fenomeno come Magic Johnson è una vera e propria bestemmia cestistica: il ragazzo ha indubbiamente del potenziale e potrebbe diventare una stella in questa lega, ma di Magic Johnson ne fanno a tiratura limitata, e qualsiasi tentativo di comparare i due è perlomeno prematuro.
Così la pensa anche Byron Scott, coach dei Los Angeles Lakers, che è intervenuto in difesa del suo nuovo giocatore:
“Cerchiamo di essere chiari una volta per tutte: Russell non è Magic Johnson. Magic è diventato un All-Star non appena ha calcato la scena, D’Angelo ha tanta strada da percorrere ancora.”
E ancora:
“Spesso quando sei tra le prime tre scelte, credi di scendere in campo e dominare la scena. Però non è sempre così, a volte prendere delle botte aiuta a ricordarti che hai ancora tanta strada da fare. Alla lunga, questa potrebbe essere la miglior cosa mai successo al ragazzo.”
Parole sante.