Sul travagliato rapporto tra Kobe Bryant e Shaquille O’Neal ai tempi dei Lakers sono scesi fiumi d’inchiostro, e pure parecchie tastiere non se la passano più bene come una volta. E’ stato detto di tutto e di più, ma mai i due ne avevano parlato insieme pubblicamente; questo fino a questa settimana, quando i due futuri Hall of Famer si sono ritrovati a discutere dell’argomento nella stessa trasmissione radiofonica.
Bryant è infatti intervenuto nel corso del podcast di O’Neal, The Big Podcast With Shaq, online già da lunedì sul sito PodCastOne.com. Nel corso delle registrazioni, entrambi hanno ammesso di avere parecchi rimpianti per il modo in cui quell’edizione dei Lakers vide la propria conclusione, con la cessione di Shaq a Miami.
Nelle registrazioni e nelle trascrizioni riportate dal portale americano Bleacher Report, il Diesel ha commentato in questo modo:
Un sacco di cose furono dette sull’onda dell’emozione del momento. Vi garantisco che non ricordo nemmeno molte cose che vennero dette, perché ho cambiato la mia opinione durante quegli eventi. Sapete una cosa, abbiamo vinto tre titoli su quattro (Finali, ndr), non so dunque di cosa diavolo stiamo parlando, davvero questa (della rottura tra i due, ndr) non è una storia.
Anche il Mamba è parso pentito di come la questione sia stata gestita, in particolar modo dall’ingerenza della stampa.
Il discorso è questo, cioè quando si dice che mentre le cose accadono dai loro un particolare significato, e poi quando diventi più vecchio e saggio pensi “Diamine, sono stato veramente un idiota da ragazzo”. Per me, la cosa più importante è stata davvero tenere la bocca chiusa a riguardo. Non c’è bisogno di pubblicare questa roba. Queste cose restano all’interno, e abbiamo avuto questioni in cui siamo andati d’accordo e altre in cui non lo eravamo, ma penso che non avremmo dovuto permettere che queste nostre discussioni finissero sulla stampa. Invece si è creato questo vortice attorno a noi e alla squadra, con me, Shaq, la stampa e i media, che ha finito per mettere solo pressione sull’organizzazione.
Kobe ha poi fatto un’aggiunta che pare descrivere i suoi sentimenti del tempo:
Filosoficamente parlando, potete immaginare per quanti anni Michael Jordan e Wilt Chamberlain avrebbero potuto giocare insieme, con Wilt come uomo-franchigia e Michael che vuole uscire e dimostrare il suo valore? Quanto sarebbe potuto passare prima che Michael dicesse “Sai una cosa, ora è il mio turno”?
La sensazione è che entrambi, come tutti i tifosi dei Lakers, si siano chiesti successivamente come sarebbe potuta andare se non avessero dato ascolto al rispettivo ego e fossero rimasti a Los Angeles: con ogni probabilità, i tre anelli (vinti consecutivamente dal 2000 al 2002) sarebbero potuti essere molti di più, nonostante le rispettive vittorie successive (un titolo per Shaq a Miami e due per Kobe ai Lakers dopo l’arrivo in California di Pau Gasol).