Volevo ritornare (per l’ultima volta, visto che ormai l’inizio della Regular Season è alle porte) ad analizzare gli ultimi 18 secondi di gara 6 delle scorse NBA Finals (magnifici per alcuni, malefici per altri). Non solo per riallacciare il filo del discorso facendo ricorso al più classico dei “dove eravamo rimasti?”, ma anche per discutere di alcune scelte fatte nei momenti decisivi della stagione.
Leonard sbaglia il primo libero, mette il secondo. 95-92, un solo possesso di distanza tra le 2 squadre a 18 secondi dal termine. Quello che (a posteriori) ha fatto molto discutere è che tra i due tentativi, Popovich decide di sostituire Duncan facendo entrare Diaw. Ma come (si chiedono in molti), togli uno dei tuoi migliori difensori, un lungo che protegge il ferro, prende rimbalzi, “fa 1000 cose invisibili e fondamentali che non vanno a finire nel tabellino a fine partita” (cit.), nell’ultimo e decisivo possesso che può portarti al titolo?
Per dare una risposta riguardo a quella che, a mio avviso, resta una scelta più che motivata (nonostante il risultato), analizziamo insieme i frame dell’ultima azione. (le immagini le ho “ricavate” io dal video del pc, per questo non sono di altissima qualità!).
Rimessa degli Heat, con Chalmers in alto a sinistra che porta palla tallonato da Parker (cerchietto giallo). Leonard, come suo solito, si accoppia subito con Lebron (cerchietto blu) e Diaw prende Bosh.
Quando il playmaker degli Heat arriva dall’altra parte del campo è subito chiaro quale sia il gioco chiamato da Spoelstra. Chalmers porta palla verso l’angolo (giallo), incrocia su un “finto” blocco di Lebron (blu), il quale si apre per ricevere e successivamente sfruttare il blocco portatogli da Bosh (verde).
Come difendere su una situazione del genere? Popovich (come il miliardo di telespettatori davanti la tv), sapendo che Miami avrebbe costruito un tiro per James, cosa decide di fare?
Decide di mettere Diaw in marcatura su Bosh in maniera tale che, nel momento del blocco, gli Spurs sarebbero stati in grado di cambiare la marcatura, ritrovandosi con l’accoppiamento James/Diaw (che per lunghi tratti è stato proficuo per i nero argento durante le Finals) e non con il centro caraibico sulle tracce del Prescelto. E’ questo il motivo per cui Duncan è in panchina in questi secondi finali.
Il problema dove sta? Vediamo pochi istanti dopo cosa succede.
Chalmers passa sul “blocco” di Lebron e va in angolo, con Leonard cambia su di lui (giallo). James si apre per ricevere il passaggio, completamente libero (blu). Cosa è successo quindi? E’ presto detto. Parker sbaglia a leggere la difesa e inizialmente segue anche lui il playmaker avversario in angolo, accorgendosi soltanto dopo un attimo (fatale) di aver sbagliato (rosso).
A questo punto Miami riconosce un vantaggio palese (avere il suo miglior giocatore libero con i piedi dietro la linea dei 3 punti) e gioca per sfruttarlo.
Bosh blocca su Parker (verde), con Diaw che resta sul suo uomo (chiedendosi magari cosa ci faccia il suo compagno di nazionale lì!) e con James in totale libertà (blu).
Parker se possibile peggiora ancor di più le cose, provando a passare all’interno tra Bosh e Diaw e creando un vero e proprio “trenino” che permette al lungo di Miami di bloccare entrambi (verde).
A questo punto, con Lebron pronto a tirare e gli schemi totalmente saltati, entrambi i giocatori “escono” cercando di impedire il tiro al numero 6 (rosso). Bosh in totale libertà può tagliare verso il canestro (verde).
E’ per questo che poi il centro degli Heat riesce a conquistare il rimbalzo e a regalare ad Allen la possibilità di pareggiare la partita (clicca qui per il video dell’azione).
Non avremo mai la controprova del “Se ci fosse stato Duncan sarebbe..”, però di una cosa sono certo. Dovessero rigiocarla altre 999 volte Parker non commetterebbe di nuovo quell’errore. Non ricordarsi di cambiare in marcatura sul giocatore più forte del pianeta è un fatalità troppo grossa affinché si possa pensare che un campione del calibro di Parker possa commetterla.
Il “problema” nasce tutto da lì e il resto è una “semplice” conseguenza.
Il basket, come dimostra anche questo caso, è molto più complesso di quanto si possa credere, per questo diventa futile ragionare dicendo “Senza Duncan Miami ha preso il rimbalzo in attacco perché gli Spurs erano più bassi” ecc ecc. E proprio per questo sono certo che Popovich difenda tutt’oggi la sua scelta (come quella di non fare fallo). Fortuna per lui (e per noi) che il tempo di “tormentarsi” ormai è finito!