In una gara 5 che aveva il sapore dell’ultima chiamata per entrambe (ma in questi Playoff guai a dar per scontato un singolo risultato, figurarsi l’esito di una serie), gli Spurs sono tornati, almeno in parte, a dirigere le danze come in molti si aspettavano facessero sin dal primo atto di questo turno eliminatorio.
Avanti sostanzialmente dall’inizio alla fine, senza vantaggi di +20 come in gara 4, ma per buona parte dell’incontro con 8-10 punti di margine, i nero argento hanno dato l’impressione di aver preso le misure (soprattutto offensivamente) ai Mavericks e di aver saputo sfruttare le debolezze degli uomini di Carlisle.
L’assenza per squalifica di Blair, coincisa con la partita più complessa in questa serie per Dalembert (soltanto 2 punti, 0-2 dal campo ed in generale un livello di intensità di gran lunga inferiore ai suoi standard), ha permesso a Duncan e soci di banchettare all’interno della zona pitturata, chiudendo con oltre 20 punti in più di Dallas nei pressi del ferro. Il tutto sfruttando il cardine su cui si fondano il 70% degli attacchi NBA, il pick&roll.
Quello che tengo a sottolineare sono 3 dati (evidenziati e cerchiati in rosso). I punti prodotti per possesso (PPP) dalla situazione di pick&roll, sia che porti alla conclusione il palleggiatore che il bloccante, sono aumentati in maniera vertiginosa rispetto ai dati della RS (da 0,94 a 1,22 e da 0,89 a 1,19).
A questo inevitabilmente è coinciso l’altro dato evidenziato, ossia il p&r funziona perché gli esterni dei Mavericks difendono forte sui tiratori, determinando un evidente calo delle % in Spot Up, cioè di conclusione sullo scarico, dimezzate sia in frequenza (dal 20 al 10%) sia in qualità (da 1,06 a 0,50 PPP).
Se il povero Belinelli sta pagando le conseguenze di tutto questo (come già raccontato in articoli precedenti), chi invece ne sta traendo vantaggio ed extra motivazioni è Tiago Splitter, vero fattore determinante non soltanto di gara 5, ma più in generale dell’intera serie. Il lungo brasiliano su entrambi i lati del campo sta dimostrando sempre più di meritare i 10 milioni malcontati che il nuovo contratto firmato in estate gli garantisce annualmente.
Difensivamente il lavoro su Nowitzki è stato decisivo, “contenendo” per quanto possibile una macchina programmata per far canestro (il 7/8 del tedesco nel quarto quarto dimostra come, se in ritmo, la difesa serve a poco, “sbaglia lui”).
Nell’altra metà campo poi il contributo a rimbalzo (6 i palloni recuperati sotto il ferro avversario in gara 5), quello in termini di fatturato (17 punti, la maggior parte nell’ultima frazione di gioco) e di assist (ben 5, gli stessi di Parker e Ginobili) manifestano come la difesa dei Mavericks scommetta sulla sua produzione.
Gli importanti numeri a rimbalzo sono facilmente spiegabili.
L’immagine riportata è seguente ad un p&r tra Parker e Splitter su cui la difesa ha puntualmente cambiato, mandando Nowitzki sulle tracce del play francobelga. In questa situazione è facile per il brasiliano prendere posizione contro un avversario più piccolo di lui (nel cerchietto si vede la posizione ottimale occupata).
Dall’altro lato la differenza l’ha fatta un Vince Carter che sembra vivere una terza (o quarta) giovinezza cestistica, ancora carico per il decisivo canestro di gara 3. I numeri sono tutti lì da vedere: 28 punti in 27 minuti con un clamoroso 7/9 da 3.
Il video degli highlghts rende bene l’idea. Minuto 00:34, canestro cadendo all’indietro di tabella. Minuto 00:50, ricezione e uscita a ricciolo sul blocco di Dalembert, palleggio per mettersi in ritmo e BANG!. Minuto 1:42 (personalmente il mio preferito della serata), accoppiato con Parker, lo sfida partendo da fermo. Il numero 9 nero argento lo porta verso l’aiuto di Diaw ma Vincredible tira cadendo indietro sulla testa dell’avversario.
Palese serata di onnipotenza cestistica. Come dicono dall’altra parte dell’oceano, “One of those nights”. Notti alle quali i ragazzi di Popovich sperano di non dover più far fronte.