Per la prima volta in carriera, Andre Iguodala si trova a giocare in una nuova città. Dopo 8 anni con Philadelphia il passaggio ai Denver Nuggets. Nella trade che ha portato Howard a Los Angeles, i Sixers hanno dato via la loro punta di diamante. Per capire se è pronto alla prossima fase, ESPN.com ha intervistato il nuovo arrivo dei Nuggets.
Come ti senti, sei sorpreso o vedi più benefici da questo sviluppo?
L’ho presa bene, è un’ organizzazione diversa, ma onestamente non ci sono aspetti negativi. Certamente ci sono cose che non ho mai avuto prima, come una struttura a mia completa disposizione. Posso andare in palestra, aprirla quando voglio, tirare anche per due ore di fila, cosa che prima non mi era concesso. Quindi non sto nemmeno pensando alla scambio, devo giocare a basket.
Come ti trovi a Denver, insieme ai nuovi compagni?
Non male, devo ancora inquadrarne alcuni , che hanno personalità molto diverse. E’ una squadra giovane, e abbiamo giocatori un po’ goffi. C’è Andre Miller, con cui dovrò riabituarmi a giocare. Adesso sto lavorando sodo con Steve Hess, il preparatore atletico, un giorno ci ha portati a correre in montagna, ed è stato parecchio divertente.
Hai già avuto modo di discutere con George Karl?
Abbiamo cenato insieme un paio di settimane fa, parlando un po’ del mio ruolo. Penso di dovergli dimostrare qualcosa che non sa che sono già in grado di fare. E’ un po’ la storia della mia carriera, quella di provare quanto valgo ai tanti allenatori che ho avuto e a me stesso.
Quale posizione giocherai quest’ anno?
Sarò tutto il tempo in campo, in certi frangenti potrei giocare 1, ma continuerò a prendere rimbalzi, se necessario. Con il Gallo verrò schierato esterno e sarò soprattutto sulle ali. Una volta affiatati, diventeremo una squadra molto solida.
Parlando di miglioramenti, in cosa hai posto l’attenzione per prepararti al campionato?
Per me, è solo questione di riprendere confidenza in attacco. L’anno scorso, non ho avuto molte occasioni, perché ero un facilitatore di gioco. E non intendo avere questa etichetta attaccata addosso per tutta la carriera. Quindi con Karl, abbiamo convenuto che devo tornare ad attaccare il ferro.
Una cosa positiva è che l’anno scorso ho tirato con ottime percentuali da 3, tra i migliori 25, per cui devo mantenermi su questa linea.
Vorrei parlare di sacrificio. Se c’è un giocatore nella lega che rappresenta questo ideale, quello sei tu. Capace di segnare 20 punti di media in diversi sistemi di gioco, ma anche di dare un solido apporto alla squadra. Da dove viene questa mentalità?
Ho avuto una conversazione interessante con Coach Karl, che mi ha detto: ” Ai tempi in cui allenavo Seattle mi dicevano che le superstars erano Kemp e Payton, ma si scordavano dei gregari. Tutti i miei ragazzi, non importa chi, erano giocatori solidi. Ed è anche grazie alla concretezza di Schrempf e McMillan che siamo arrivati alle finali. Se non fosse per loro, non ci saremmo neppure andati vicini. Tu vieni ripagato equamente da quello che riesci a dare alla squadra.” Questo è tutto ciò che voglio. Ed è il modo migliore per giocare, molte persone non lo capiscono.
Quant’è gonfio il playbook di Karl?
In realtà non c’è un vero playbook, non è tipo da chiamare schemi , preferisce spiegare come si andrà a giocare valutando le situazioni. Ma quando si esce dai timeouts o nota qualcosa durante la partita, è abituato a usare la lavagnetta.
Ultima domanda: guardando al passato, cosa ti ha dato più gioia del tempo trascorso ai Sixers?
Il momento del draft, segnare i primi punti, arrivare ai playoff per la prima volta e sicuramente passare il primo turno.