Davvero si può considerare LBJ, al primo anello coi Miami Heat lo scorso anno, al livello del cestista forse più forte di sempre,Michael Jeffrey Jordan? Sembrerebbe follia, almeno per ora, ma non è uno qualunque a paragonare le due superstar, bensì uno che con Michael ha dominato la scena nel favoloso Dream Team, CHARLES BARKLEY.
“Io non penso che possa essere migliore. Ma questo ragazzo fa tutto bene. Michael ha fatto tutto bene. Lebron James è solo più grande, più forte, più veloce.”
Lebron è stato, insieme a Michael, l’unico a vincere nello stesso anno il titolo di MVP della stagione, delle finali, l’anello NBA e l’alloro olimpico, ma sono i sei anelli conquistato dall’ex stella di Chicago a separare i due in maniera pesante, quel senso di onnipotenza nei momenti decisivi che LBJ non ha mai mostrato a Cleveland e solo a sprazzi a Miami. Come sostiene Shaq, un altro che non risparmia frecciatine a nessuno, adesso che si è tolto di dosso l’angosciante peso del primo titolo, sarà il raffronto con Bryant e Jordan, con le loro imprese, coi loro anelli, con la loro storia sportiva a mettere pressione sulle spalle dell’uomo uscito da St.Vincent-St.Mary.
Talento puro sui due lati del campo, capacità di passare la palla come nessuno migliorando i compagni, di segnare in qualsiasi modo e in qualsiasi situazione; tutto questo è Lebron. Un fisico da giocatore di football con mani da pianista, una specie mai vista su un campo di pallacanestro. Le potenzialità sono infinite ma nel basket,come in qualsiasi altro sport, è fondamentale la testa, la capacità di fare scelte giuste nei momenti più delicati, di prendere in mano la squadra e guidare i compagni quando il pallone diventa improvvisamente più pesante.
MJ e Kobe sono nati per giocare questi attimi, sembrano non aspettare altro che la partita giunga al punto di non ritorno e Lebron se vorrà sedersi al loro cospetto dovrà dimostrare di aver fatto l’ultimo salto di qualità, di essere in grado di essere decisivo sempre.
Johnathan Scaffardi