Nell’attuale mondo dello sport, le varie leghe, federazioni e associazioni che lo amministrano devono fare i conti anche con i progressi della tecnologia e le nuove “creazioni” nell’ambito della comunicazione. Ci stiamo riferendo in particolare agli smartphone e ai social network, utilizzati sempre di più da atleti e staff tecnico, soprattutto per quanto riguarda il basket: è il caso di giocatori che si sfogano su facebook criticando l’allenatore o che twittano durante una partita per mezzo del proprio cellulare (vedi Charlie Villanueva, che ai suoi followers comunicava addirittura le parole del suo coach). Per questo motivo, a livello professionistico sono state create delle norme ad hoc che ne regolano l’uso: per esempio, la NBA nel 2009 ha stabilito che i giocatori non possono utilizzare nessun tipo di social network da novanta minuti prima della partita sino a novanta minuti dopo, naturalmente solo se la squadra (intesa come società) è d’accordo. Se a questa decisione non possiamo dare torto, è molto discutibile la scelta della Commissione Italiana Arbitri di vietare agli arbitri di pallacanestro di essere iscritti a social network, blog, forum, mailing list e simili.
Un altro caso che farà discutere riguarda la NCAA, che ha stabilito una norma a dir poco ridicola: ha infatti vietato agli allenatori la possibilità di inviare fotografie modificate a scopo reclutativo (tramite Instagram, Photoshop o altri software) ad atleti che si è intenzionati a reclutare. Probabilmente ha un senso il divieto ad utilizzare programmi di ritocco fotografico, attraverso i quali si è in grado di inserire l’atleta in una determinata immagine o di falsare fotografie che lo rappresentano. Ma l’aggiunta di un semplice filtro che rende la foto in bianco e nero o gli conferisce un’altra tonalità che vantaggio produce a livello di reclutamento?
È una regola abbastanza incomprensibile e forse la NCAA dovrebbe iniziare a preoccuparsi di questioni più importanti dell’uso di Instagram…
Marco Montini
@Monty_87