Quando Lebron James ha annunciato in diretta nazionale i suoi nuovi progetti di gloria con i Miami Heat, nell’Ohio non l’hanno presa molto bene.
Il vuoto lasciato da LBJ ha fatto totalmente ribaltato gli equilibri dei Cavaliers, che nelle stagioni successive all’addio della loro stella non sono più riusciti ad arrivare neanche vicini ai playoff, fatto che ha indotto la dirigenza a smantellare la squadra col passare degli anni.
A restituire il sorriso ai tifosi di Cleveland, però, ci ha pensato un ragazzino australiano (con passaporto statunitense) proveniente da Duke nella posizione di point guard: Kyrie Irving. Il suo impatto sulla lega e’ stato stratosferico: 18,5 punti e 5,3 assist di media, MVP del Rising Star Challenge all’All Star Game nominato di Rookie of the year.
All’istante, ovviamente, sono partiti i paragoni con James come trascinatore della squadra ad alti traguardi: lo stile di gioco di Irving e’ un miscuglio tra la visione di gioco di Chris Paul e la capacità di attaccare il ferro di Derrick Rose, che ne fanno quindi una delle potenziali superstar della lega (sempre che non lo sia già adesso).
Dal punto di vista caratteriale Irving e’ tutto ciò che un allenatore vorrebbe da un giovane con mille attenzioni intorno: dedizione totale alla squadra, tanta professionalità ed ottimi principi, testimoniati dall’attaccamento per il padre, che lo ha cresciuto quasi da solo a causa della morte della madre:“Ogni volta che vedo un uomo con suo figlio penso a mio padre ed a quanto si sia impegnato per permettermi di avere l’opportunità di fare quello che mi piaceva: gli sarò grato per sempre”.
Nonostante Irving, anche nella scorsa stagione i Cavs non hanno ottenuto un record decente, arrivando ben lontani dalla zona playoff.
Quest’anno però la squadra e’ migliorata molto per quanto riguarda il roster, grazie agli arrivi di Waiters,Zeller e Pargo (miglior assistman dell’NCAA lo scorso anno) dal draft, la firma di Alonzo Gee da FA ed il rinnovo di Anderson Varejao che sta viaggiando a medie fuori dal comune per un giocatore come lui. A KI2 il compito di essere il leader di una squadra con una buona dose di talento e che, in una Eastern Conference sempre più povera di squadre dominanti, ha tutte le carte in regola per raggiungere l’obbiettivo post season.
Leonardo Granduardo Flori