Premessa d’obbligo: non vogliamo mettere in discussione nessuno. Stiamo parlando di eccellenze della Lega più importante al mondo, il top del top insomma. Il tutto nasce da una riflessione fatta a fronte di un articolo che avevamo intenzione di scrivere su Westbrook e che poi è diventato una provocazione. Per questo si è pensato di iniziare questo lungo approfondimento con le due brevi cronistorie dei giocatori, di seguito riportate:
Cronistoria Westbrook
Il prodotto di UCLA, scelto con la quarta chiamata nel draft del 2008, è da subito diventato il playmaker titolare della franchigia, portando talento e punti alla causa. Westbrook nei Thunder si dimostra un vero talento in ascesa e, con medie altissime, viene nominato per due volte rookie del mese. Entra nell’èlite della lega realizzando, nella sua stagione da rookie, 15 punti, 5 rimbalzi e 4 assist di media: impresa riuscita, sotto i 21 anni, solo a Lebron James, Magic Johnson, Allen Iverson e Chris Paul. Al secondo anno tra i Pro chiude la stagione con 16 punti 8 assist e 5 rimbalzi di media, portando addirittura la giovane compagine di Oklahoma City ai Playoff. Durante la stagione 2010-2011 Russell esplode definitivamente diventando uno dei migliori playmaker dell’NBA ed uno dei più atletici. Conclude la stagione con 21.9 punti , 8.2 assist e 4.6 rimbalzi di media a partita .Nel mese di gennaio 2012, avvicinandosi alla data di scadenza del contratto, ci si siede davanti ad un tavolino e si decide di offrire il massimo salariale anche al playmaker, mettendo le fondamenta per il futuro e gettando le basi per una grande stagione. Stagione che vede Westbrook concludere la Regular Season con 23.6 punti , 5,5 assist, 4.6 rimbalzi e 1.7 palle rubate a partita e portando i Thunder alle finals contro gli Heat di Lebron.
Cronistoria Harden
Scelto con la terza chiamata al draft del 2009, il prodotto di Arizona conclude l’annata da rookie con una media di 9,9 punti, 3.2 rimbalzi e 1.8 assist in piu di 22 minuti di impiego a partita. Viene nominato nell’Nba All-Rookie Second Team 2010. Nella stagione da Sophomore chiude con una media di 12.2 punti 3.1 rimbalzi e 2.1 assist in 26 minuti. La stagione 2011-2012 è quella che ne segna la definitiva consacrazione. Diventa il terzo marcatore del team uscendo costantemente dalla panchina e siglando 16.8 punti 4.1 rimbalzi e 3.7 assist di media a partita. Questo exploit lo porta a vincere a mani basse il premio come “sesto uomo dell’anno”. Dopo aver rifiutato in estate il rinnovo di contratto con i Thunder, il giocatore si è trasferito in Texas agli Houston Rockets, dove sta viaggiando a 26.5 punti di media (quarto miglior realizzatore NBA), 5.3 assist e 4.3 rimbalzi a partita, dimostrando di riuscire a sostenere sulle proprie spalle le sorti di un’intera franchigia.
Per far si che la trattazione risulti più chiara e più oggettiva possibile, riportiamo due punti di vista differenti sulla questione, sperando di stimolare il dibattito.
Il punto di vista di Stefano
In molti ci siamo posti il problema, appena avuta notizia della trade tra Thunder e Rockets, di come potesse cambiare la finalista perdente della scorsa stagione NBA di fronte alla dipartita del Barba, meglio noto come James Harden, scomparso già durante le sopracitate partite di finale contro gli Heat e mai più tornato in Oklahoma. Di come Martin avrebbe potuto prenderne il posto all’interno di quel secondo quintetto che aveva fatto le fortune di OKC la passata stagione e di come lo stesso Harden si sarebbe comportato partendo titolare ed essendo responsabilizzato come mai era successo nella squadra di Durant e Westbrook. Rispondo prima alla seconda: si sapeva che il prodotto di Arizona State era un leader e poteva ricoprire il ruolo di giocatore simbolo della franchigia. Difatti, in questi primi mesi di Regular Season, non ha deluso. Va detto che anche lo stesso Martin, sconosciuto a molti prima della trade giunta sul finire della sessione di mercato, si sta rivelando molto funzionale al progetto Thunder. 15 punti a partita in poco meno di 30 minuti di utilizzo con il 43% da tre (percentuale mai avvicinata dal Barba, che si è sempre mantenuto sotto il 40) sono numeri di tutto rispetto per i quali Scott BrookS avrebbe firmato ad inizio stagione.
Ok, perfetto. Nulla da eccepire. All’apparenza sembrerebbe un affare per entrambe. A questo punto però ho pensato all’articolo che avevo deciso di scrivere su Westbrook e mi sono detto: “Penso sia giusto parlare di Russell perchè, nonostante sia riconosciuto da tutti come grandissimo giocatore, in realtà è uno che fa discutere perché è come se non riuscisse mai a convincermi del tutto!”. A questo punto la mia mente a iniziato a frullare le due cose insieme finché non sono giunto ad una conclusione: perché nessuno ha mai pensato al fatto che quello da scambiare quest’estate potesse essere Westbrook e non Harden?
So che alle orecchie di molti dei tifosi di OKC questa suoni come una bestemmia bella e buona, ma voglio provare a discutere in maniera più tecnica possibile questa possibilità (tenendo conto del fatto che come gusto personale preferisco molto più il Barba che Russell). La mia idea nasce, prima di analizzare questo inizio di stagione, da quanto fatto vedere lo scorso anno. Cercherò di attenermi il più possibile alle cifre.
Il numero di punti messi a referto nella scorsa stagione pende tutto dalla parte di Westbrook (23.6 punti contro i 16.8 di Harden) anche se gli stessi vanno contestualizzati ed in questo trovano a mio avviso pari dignità la “pesantezza” delle conclusioni mandate a bersaglio da entrambi (per intenderci, se c’è un tiro importante da prendere, farei affidamento su tutti e due senza problemi). A questo però bisogna aggiungere la percentuale di realizzazione, che vede il playmaker di Houston avere un 49,1% dal campo e un 39% da tre ben diversi dal 45,7% dal campo e dal 31,6% da tre del prodotto di UCLA. Westbrook quindi segna di più tirando una percentuale più bassa dal campo, cioè, in sostanza, prende più tiri (stiamo parlando di una differenza di minutaggio di 4 minuti, per questo sto comparando le cifre senza credere di sbagliare di molto). E non so quanto ce ne sia bisogno in una squadra che può fare affidamento su diverse bocche da fuoco.
Passiamo al rapporto assist/palle perse. La scorsa stagione Harden viaggiava alla media di 3,7 assist a partita a fronte di una media di 2,2 palle perse. Westbrook contava invece 5,5 assist e 3,6 palle perse. Rapporto di 1,68 contro 1,57. Ma a questo va aggiunta anche una diversa chiave di lettura che a mio avviso va data a questi numeri perché giocare per più tempo nel quintetto con i titolari “facilita” la distribuzione di assist e riduce le palle perse. Passare la palla a Durant fa sì che ci siano più possibilità di fare assist e minori possibilità di perderla rispetto al passarla a un Cook o a un Reggie Jackson.
Capitolo rimbalzi. Il playmaker da UCLA ne ha catturati la scorsa stagione 4,6 mentre il Barba 4,1, dimostrandosi in generale più abile in questo fondamentale. Ma io mi chiedo: è così importante andare bene a rimbalzo giocando da playmaker in una squadra che spesso vede contemporaneamente in campo Ibaka, Perkins e Durant (che una discreta copertura la garantiscono)?
Passando alle cifre di quest’anno invece, balza subito all’occhio il progresso in quanto ad assist di Westbrook (passato da 5.5 a 8.5) e allo stesso tempo l’incremento delle palle perse di Harden (da 2.2 a 3.7), sintomo delle maggiori responsabilità che per forza di cosa è costretto a prendersi a Houston. Le cifre di quest’anno (sempre perché il mio punto di vista è fazioso) vanno lette in un altro modo però. Difatti l’incremento di assist di Westbrook secondo me è dovuto all’appropriazione di quelli che l’anno scorso erano del Barba, mentre i 5,3 a partita distribuiti da Harden sono il risultato delle sue capacità di gioco, frutto del lavoro di un playmaker che si ritrova a giocare in un roster assemblato dal nulla (che giustifica anche un numero di palle perse superiore).
Ho lasciato per ultima la questione che invece le cifre di quest’anno portano alla luce, capovolgendo quanto detto all’inizio dell’analisi. Il numero dei punti di Harden, assieme alle responsabilità, è notevolmente aumentato. Segna 26,5 punti a partita con il 45,6% dal campo a differenza del collega che mette a referto 21,8 punti con “solo” il 41% dal campo (resto convinto che, nonostante gli assist, resti un giocatore che in troppe situazioni di gioco forza il tiro al posto di affidarsi ai compagni, abbassando le sue percentuali).
In conclusione credo che Harden avrebbe tranquillamente potuto mettere insieme queste cifre anche di fianco a Durant, anzi. Godendo della libertà che una difesa è costretta a concedere data la presenza sul parquet di KD35, il Barba avrebbe sicuramente trovato meno difficoltà a distribuire assist e a mettere punti a referto.
E’ vero, la controprova non l’avremo mai e visto come stanno andando le cose in Oklahoma forse nessuno si porrà mai il problema. Però, qualora non arrivasse il titolo quest’anno (i tifosi di OKC sono autorizzati a fare tutti gli scongiuri del caso), magari qualcuno potrebbe iniziare a pensarci..
Il punto di vista di Daniele
– I FATTI –
Dopo la strepitosa stagione regolare, conclusa con il 2° miglior record ad ovest (alle spalle dei San Antonio Spurs di coach Popovich) inizia la cavalcata nei playoff degli Oklahoma City Thunder che prima annientano con un perentorio 4-0 i campioni in carica di Dallas, e al turno successivo schiantano 4-1 i Lakers di Kobe Bryant.
Durante la stagione, è capitato spesso che coach Brooks, lasciasse gestire i momenti caldi del match al barba, invertendo il ruolo con Westbrook. Questa scelta ha pagato spesso prima dei Playoff , ma gia dalla serie contro gli Spurs si notò che qualcosa nella macchina Thunder si stava inceppando.
Sotto di 2-0 , contro la miglior squadra della scorsa stagione,i “ragazzi terribili” si sono trovati sul ciglio del baratro: reagire dimostrando tutto il talento che loro veniva riconosciuto oppure inchinarsi nelle Finali di Western Conference all’armata San Antonio Spurs.
Proprio in quel momento è venuto a galla il reale potenziale di OKC.
Una delle chiavi per ribaltare l’inerzia della serie, è stata la crescita “mentale” di Westbrook ,che inizio’ a fronteggiare Parker, non andando piu’ sotto nel “miss-match” contro il play francese (dominatore incontrastato delle prime 2 gare).Un’accortezza difensiva mai vista nel suo repertorio fino ad allora, unita alla consapevolezza del dover giocare più per la squadra e meno per se stesso, ha fatto si che i Thunder cambiassero la storia della serie. 4 vittorie di fila, Spurs spazzati via e approdo alle prime NBA Finals della breve storia di questa franchigia
Nelle finals, sono usciti fuori secondo me i veri valori e la vera differenza tra Westbrook ed Harden.
Partendo dal presupposto che erano le prime Finals per tutti (tranne che per Perkins) in casa Thunder si sentì subito il peso e la pressione dell’evento, ma l’enorme talento a disposizione portò al successo casalingo in gara 1, grazie al 27+8+11 di Westbrook ed al 36+8+4 di Durant. Harden in gara 1 mise a referto solo 5 punti in 22 minuti di utilizzo.
In gara 2, nonostante la vittoria esterna degli Heat, Westbrook fa registrare 27 punti 11 assist e 8 rimbalzi mentre Harden si riscatta dall’opaca prestazione precedente mettendo a segno 21 punti catturando 4 rimbalzi e smazzando 2 assist in 34 minuti di gioco
Gara 3 fu caratterizzata da una prova opaca per tutto il team che regalò il vantaggio (mai piu’ colmato) agli Heat. Westbrook chiuse con 19 punti 5 rimbalzi e 4 assist mentre il barba segno’ 9 punti 6 rimbalzi e 6 assist sempre in 34 minuti di gioco.
43 punti 7 rimbalzi e 5 assist di Westbrook non bastarono ad evitare il 3-1 che di fatto consegno’ l’anello agli Heat in gara 4. Il play fu davvero l’ultimo ad arrendersi al ciclone Lebron che investì OKC nelle finals. Ennesima prestazione anonima in 37 minuti di Harden che chiuse con soli 8 punti a referto.
Gara 5 fu la classica passerella casalinga di chi sa di avere il titolo in mano, e non servirono a niente i 19 punti segnati da entrambi.
Finisce amaramente una stagione che poteva essere da “sogno” per i Thunder e si prospetta una calda estate sul fronte rinnovi: infatti oltre ad Harden, anche Serge Ibaka entrava nel suo ultimo anno di contratto con la franchigia.
Se con il congolese (naturalizzato spagnolo) si trovò quasi subito l’accordo per il rinnovo sui 12 milioni di $ annui, le trattative con Harden si rivelarono più complicate del previsto.
Harden,fresco “Sixth man of the Year” era stufo di essere “solo” il terzo violino del team ed al momento della trattativa pone dei paletti ben precisi: stesso trattamento delle altre 2 stelle sia a livello economico (massimo salariale da 16 milioni annui) ,sia a livello tecnico (maggiore equità nella gestione dei tiri durante la partita).
Il valore tecnico di Harden(da molti considerato il nuovo Ginobili) non è assolutamente in discussione e forte è la volontà da parte di Presti di accontentarlo nelle richieste avanzate; ma il GM sa bene ,che per mantenere il favoloso trio, c’è un solo modo : sforare il salary cup ed entrare in Luxury Tax nei prossimi anni.
Questa ipotesi,visto l’inasprimento delle tasse da pagare per le squadre che supereranno il tetto ingaggi, è vista come un incubo da tutti i GM che non hanno alle spalle proprietari disposti a dare milioni su milioni ai migliori giocatori della lega per tentare l’assalto all’anello (Lakers, Knicks, Nets solo per fare alcuni esempi).
Mesi e mesi di “rumors” (come ad esempio la presunta offerta recapitata ai Wizards di uno scambio Harden – 3°pick draft 2012 rivelatasi poi Bradley Beal) e dichiarazioni d’amore da parte del giocatore nei confronti dei suoi compagni di squadra, portarono al faccia a faccia decisivo tra James e Presti (GM dei Thunder) nell’ultimo giorno utile al prolungamento dei contratti per i tesserati Nba.
Harden si trovò di fronte ad un’offerta niente male per essere la 3° bocca da fuoco del team : un quadriennale da 54 milioni di dollari (13,5 mln $ annui). Offerta formulata intelligentemente dai Thunder che garantiva la permanenza sotto al limite massimo per i salari e che al contempo “cementificava” in blocco l’ossatura della squadra fino al 2016.
Di fronte a quest’ offerta Harden (messo alle strette da Presti) decise di rifiutare l’offerta, non sentendosi assolutamente inferiore a Durant e Westbrook e ben sapendo che, se voleva dimostrare di essere una star di primo livello , non poteva certo rimanere ad Oklahoma ma aveva bisogno di una squadra tutta sua nel quale diventare l’uomo-franchigia.
Detto fatto, nel giro di poche ore , il barba viene spedito a Houston in cambio di Kevin Martin ed il promettentissimo rookie Jeremy Lamb.Anche altri giocatori come Lazar Hayward, Daequan Cook e Cole Aldrich vengono mandati ai Rockets in cambio di scelte future al draft.
– CONSIDERAZIONI PERSONALI –
L’evoluzione del gioco moderno ci sta consegnando una sorta di passaggio di testimone tra 2 modi di interpretare uno dei ruoli più delicati del quintetto: il playmaker.
Oggi come oggi, il ruolo di play vero e proprio sta sparendo a favore di una nuova generazione di Point Guard definite ormai con l’appellativo di “Athletic Combo Guard”. Steve Nash, Jason Kidd , Ricky Rubio ed in un certo senso Rajon Rondo rappresentano ancora quello che potremmo definire il playmaker puro in grado di mantenere la caratteristica principe per il ruolo,ossia la costante ricerca dell’assist a discapito (ove possibile) della conclusione personale.
Il resto dei playmaker (Chris Paul escluso, in quanto lo reputo il playmaker perfetto in grado cioè di coniugare l’Old Style con la New Generation) è dotato di un’atleticità pazzesca ed una facilità di segnare punti che lo pone come una via di mezzo tra un play ed una shooting guard.
La PG deve essere in grado di contribuire in termini realizzativi con punti pesanti e molte volte diventa il vero e proprio “Go-to-Guy” della squadra rappresentando la prima opzione offensiva.Esempi lampanti come Rose, Holiday, Parker, Lillard,Wall, Irving ecc. ci portano alla scoperta di questa nuova figura.
Bene, Russell Westbrook è quello che forse più di tutti incarna la nuova scuola di pensiero, potendo contare su uno strapotere fisico senza eguali nella lega abbinato ad un talento offensivo pazzesco,ma che spesso non fa della lucidità la sua caratteristica migliore. RW0 ha sviluppato un jumper dalla media,che sta pian piano diventando il suo marchio di fabbrica, ma molto spesso lo porta a forzare delle conclusioni o magari tentare delle penetrazioni anche a difesa schierata che hanno bassa probabilità di riuscita.
Per affrontare un play atipico come Westbrook , le difese avversarie sono costrette a “collassare” centralmente in quanto nell 1vs1 Westbrook puo’ battere qualsiasi avversario dal palleggio.Da questa situazione tattica, credo che Brooks possa trovare la chiave per la definitiva consacrazione del ragazzo. Westbrook entrando centralmente nelle difese avversarie, attira su di se il raddoppio naturale degli esterni; proprio in quel momento uno scarico per un compagno meglio piazzato(Durant o Martin) puo’ diventare l’arma letale di questi Thunder. Popovich e Thibodeau
Sicuramente la scelta di dividersi da James ha motivazioni che vanno aldilà del puro aspetto tecnico. Harden a fine stagione sarebbe diventato RFA, ma ovviamente Presti ha capito che si sarebbe scatenata un’asta per accaparrarsi il miglior 6°uomo della lega e dopo aver rinnovato nell’ultimo anno i contratti in scadenza di Westbrooked Ibaka, stava per completare l’ennesimo capolavoro rifirmando Harden con un offerta non al massimo salariale ma che comunque lo poneva come uno dei giocatori piu pagati della squadra al pari di Ibaka , ma un gradino sotto il Dynamic-Duo Westbrook-Durant. Forse proprio questa scelta ha “indispettito ” il buon James che non sentendosi assolutamente inferiore ai 2 sopracitati ha rifiutato l’offerta di rinnovo dei Thunder non tanto x i soldi, quanto per il ruolo e i maggior possessi che avrebbe voluto ottenere in questa stagione. Trovandosi di fronte questa richiesta Presti e il coach Brooks avranno sicuramente fatto le loro valutazioni; Durant è insieme a Lebron e Bryant, il giocatore più talentuoso della lega e sulla definitiva consacrazione di Westbrook hanno scommesso molto (se non tutto) dalle parti di Oklahoma City.
Alla vigilia della stagione, questa trade sembrava offuscare le ambizioni dei Thunder che a detta di molti escono fortemente ridimensionati dallo scambio, ma in un sol colpo si ritrovano un’ottimo realizzatore come Martin ed il promettentissimo Jeremy Lamb(14°scelta al draft 2012), che ancora deve dimostrare il suo potenziale.
Oltre a questi 2 ragazzi c’è da considerare che OKC ha ricevuto 2 prime scelte piu una seconda scelta per i prossimi draft, mantenendo spazio libero salariale per muoversi alla ricerca di innesti validi nell’immediato futuro.
Scambiare Westbrook avrebbe comportato la perdita di una cospicua dose di punti (6° miglior realizzatore nella scorsa stagione) che difficilmente sarebbe stata colmata da un’altra PG, mentre tatticamente Harden lo si puo’ sostituire, prendendo una shooting guard di livello.
Mentre tutti esaltano (giustamente) James Harden, ad Oklahoma forse hanno fatto bingo. K-Mart sicuramente non è Harden, e non lo scopriamo oggi, ma nel sistema offensivo di OKC paradossalmente si integra meglio. Mentre il barba aveva bisogno di avere il pallone tra le mani per diventare decisivo, Martin sembra trovarsi a proprio agio al fianco di KD e Russel, lasciando completamente a loro la costruzione del gioco facendosi pero’ trovare in maniera molto efficace sugli scarichi degli stessi, andando a trovare tiri abbastanza facili.
Certo il confronto tra Harden e Martin non puo’ reggere visto l’enorme divario tecnico,ma sull’integrazione in un determinato sistema di gioco alla lunga credo che K-Mart possa diventare un arma letale soprattutto in chiave playoff dove le difese saranno concentrate soprattutto sul n°0 e sul 35…mentre Harden riuscirà a mantenere questa continuità e quindi a portare Houston alle fasi finali??
Secondo me ad Oklahoma City hanno capito che 3 all star possono anche coesistere all’interno di un sistema offensivo, ma 3 all star che “vogliono” la palla, che amano gestire la sfera…NO. Si è scelta la strada tatticamente piu’ percorribile (senza dimenticare che comunque una ricca offerta di rinnovo è stata presentata ad Harden). Per ora la scelta fatta sta pagando, in quanto OKC sta ripetendo in questa stagione quanto di buono fatto vedere lo scorso anno, ponendosi come la più seria candidata a strappare agli Heat il titolo. Chissà magari al Cheesapeake Energy Arena stanno già sognando la rivincita , sperando questa volta di avere l’arma giusta per sconfiggere Lebron &C.e che magari una delle loro stelle non si eclissi TOTALMENTE sul più bello come accaduto nelle scorse Finals di giugno…
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