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Derrick Rose: dall’ agonia dell’ infortunio alla gioia di essere padre

 

“Holding on to his knee, Holding on to his knee and down”
Un refrain  sentito fino alla nausea. Chicago si è fermata, il Nostro fa i pesi e alla fine del celebre spot dell’Adidas avviene quello che i tifosi, gli amanti della palla a spicchi e  il GM dei Bulls Gar  Forman attendono con ansia: il ritorno di D-Rose.
Colpevole e mandante del lungo stop, l’infortunio al legamento del crociato anteriore. Prognosi che ad alcuni  giocatori NBA ha messo la parola fine ad una carriera. Il fattaccio, per chi non lo sapesse e in questi mesi fosse rimasto su un altro pianeta, è accaduto lo scorso aprile in apertura dei playoff 2012.

A distanza di 10 mesi, la Chicago dei tori rossi è ancora paralizzata.

“Vorremmo sapere la data esatta del suo rientro”  domanda Gar Forman che tiene le redini dei Bulls e spera in un ritorno epico della point guard in prossimità dei playoff.

Ma la data rimane un mistero per Rose che con assoluta freddezza dichiara a usatoday:

“non tornerò, finché non sarò al 110%. Chi può sapere quando avverrà?”

Un boccone amarissimo per il numero 1 dei Bulls, che  in un’intervista a usatoday rivela le sue emozioni in questa delicata fase di recupero.

“Ero in pessima salute, non mangiavo più. Mi hanno messo sotto farmaci. Quando non mangi e prendi certi medicinali che ti danno, il tuo corpo ne risente. Gli effetti della prima settimana sono stati tremendi, continuavo a vomitare ogni giorno”

Rose ricorda il dolore straziante dopo l’operazione del 12 maggio: la perforazione della tibia e del perone per sostituire il legamento lacerato con un pezzo di tendine rotuleo.

“Non riuscivo a camminare, soffrivo da cani e avevo i tendini infiammati. Hanno dovuto bloccarmi il nervo della gamba che non appena è tornato a funzionare,  ho sentito un dolore atroce. E’ come se qualcuno ti colpisse il tendine con un martello.”

La stella più umile del firmamento NBA ha ricevuto auguri di guarigione da ogni latitudine terrestre. Ma quelli fisicamente vicini a lui, che l’hanno reso ancora più umile e riconoscente di chi aveva intorno sono stanti la mamma Brenda e i  fratelli Dwayne, Reggie e Allan.

“ A causa di un simile infortunio, non riuscivo a camminare e avevo bisogno di aiuto. Ma non è un problema per chi ti ama prendersi cura di te. Sono un tipo solitario, abituato a cavarmela per conto mio. Però se qualcuno mi dà una mano a guarire fisicamente  è un altro discorso. Essere aiutato ad uscire dal letto, è una cosa che accetto e non mi dà fastidio.”

Durante la riabilitazione, Rose è stato protagonista di un altro evento che ha cambiato la sua vita: la nascita di Derrick Rose Jr., suo figlio.

E’ stato magnifico. Tutto il resto non aveva importanza, lui veniva per primo. Quando nacque rallentai la riabilitazione. Volevo stargli accanto non solo con cose materiali, ma dandogli tutto il mio affetto e supporto, facendogli capire che sarei sempre stato lì. Adesso mi riconosce e sa localizzarmi quando sono nei paraggi. E’ davvero bellissimo, impari molto da queste esperienze. E’ come se ogni cosa rallentasse un attimo per te, per la tua vita. Le priorità sono tutto.”

 

Assunto il ruolo di neo-padre,  ricomincia la fisioterapia cercando di rimanere focalizzato sulla riabilitazione, ma la testa è in campo. Vuole dare manforte ai Bulls, che attualmente sono 30-21 e al quarto posto nella Eastern Conference a solo mezza partita dietro ai Pacers.

“Tornerò solo quando sarò pronto. Con tutto il duro lavoro che ho fatto, penso che quando arriverà il momento, sarò OK. Adesso probabilmente sono all’80%. Ancora lontano”

La riabilitazione è un processo lento e richiede pazienza di cui Rose non hai mai avuto bisogno.

“sono abituato a lamentarmi con gli allenatori, ma non è il tipo di polemica che faccio quando sono stufo… Mi lamento, ma lavoro sudo”

Il programma di Rose in palestra prevede 30/40 minuti di stretching e squat al bilancere con 130/150 kg.  Le sue gambe e ginocchia, ha dichiarato:.

“ Sono più forti che mai. Il legamento e il tendine sono completamente guariti”

Un percorso lungo  in cui si è dedicato anche ad un aspetto del basket che non aveva catturato la sua attenzione: lo studio delle partite.

Se questo mi può servire per diventare un giocatore migliore e a sviluppare le mie skills, ben venga. Non ho mai visto così tante partite NBA come in questo periodo. Ho sempre giocato in maniera istintiva. Ora, osservando gli avversari, sto imparando molte cose. Mi aiutano a capire come ogni coach in NBA insegni ai giocatori il suo sistema e come certe squadre adottino certi schemi”

Rose ha ripreso ad allenarsi palla in mano ad agosto con l’allenatore Rob McClanaghan, che in precedenza aveva già lavorato con Rose ai tempi dell’high school alla Simeon. Si sono incontrati di nuovo a novembre e  3 settimane fa.

“ E’ stato positivo per lui riprendere confidenza con il canestro” ha detto McClanaghan.
“Ha imparato a conoscere il suo corpo, che è qualcosa di cui non hai mai tenuto particolarmente conto”  

Tornerà il giocatore esplosivo capace di lasciare a bocca aperta gli spettatori e  di spezzare le caviglie agli avversari?

“Certamente!”: rassicura Rose: “fisicamente sarei già pronto, ma devo portare pazienza. Non vorrei vanificare tutto quanto”

C’è anche una componente mentale. Rose ha detto di non aver subito ancora un contatto e non è concepibile: “questo è il mio modo di giocare”

Con un misto tra sicurezza e apprensione, Rose  medita su come giocherà al suo ritorno:

“Con il lavoro eseguito in palestrà, farò cose che prima non ero in grado di fare. Ho guadagnato 5 kg di muscoli. Non ho idea del tipo di giocatore che diventerò. So solamente che sarà un ottimo giocatore.”

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