La sensazione è che al “Pepsi Center” di Denver solo poche squadre possono uscirne ‘vive’. Le statistiche parlano chiaro: la compagine di George Karl ha raccolto 27 vittorie su 30 giocate tra le mure amiche. Numeri importanti che fanno capire più che mai l’importanza di avere una squadra ‘lunga’ come quella dei Nuggets. Praticamente 2 quintetti di eguale talento e stessa disciplina tattica. Concentrato di ingredienti che porta la squadra a segnare 105,8 punti di media a partita. Il leader delle ‘pepite’ forse possiamo individuarlo in Ty Lawson, playmaker di estrema velocità ed energia. Il punto fermo su cui costruire i Denver del futuro, ma soprattutto del presente. Così Lawson in estate ha firmato un quadriennale da 48 milioni di dollari. Roba da capogiro. E negli USA, si sa, i numeri contano. Come le statistiche registrate dallo stesso giocatore classe 1987; nel solo mese di febbraio: 23.3 punti col 50.3% al tiro, il 35.6% da tre, più 2.3 perse e 8.4 assists. Cifre importanti, che confermano il recente trend positivo della sua squadra: 7 vittorie consecutive (anche contro vittime illustri quali Lakers, Thunder e Clippers) e quarto posto ad Ovest nel mirino che gli farebbe conquistare un importante fattore campo in vista dei playoffs. Intanto Ty Lawson ci vuole credere, confessando di puntare in alto, anzi, in altissimo:
“Qualche giorno fa parlavo con Iguodala e gli ho detto: ‘Andre, possiamo anche vincere il titolo se tutti noi giochiamo con maturità e seguiamo in maniera seria il piano partita’. Se stiamo concentrati, penso che possiamo battere ogni sqaudra in Nba. E’ quello che sento e penso che molta gente in squadra senta lo stesso”.
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