Augustì Gasol Sàez, 1.96 cm di altezza, giocava a basket nel Gaudì, in Spagna. La moglie, la signora Marisa Gasol Sàez, giocava anche lei, in un’altra piccola società spagnola: la Cornellà. Era chiaro che pur vivendo in un paese come la Spagna, dove le imprese e la forza sportiva del fútbol rubano l’attenzione di ogni bambino, i figli di questi signori qui non avrebbero di certo giocato a calcio.
Quando senti parlare di Gasol, pensi subito al numero 16 dei Lakers. Ma questa non è la sua storia. E’ la storia della persona con cui immaginiamo abbia condiviso tutto: infanzia, adolescenza, famiglia e soprattutto, pallacanestro. Questa è la magnifica storia del fratello di Pau, Marc Gasol.
Marc si trasferisce negli Stati Uniti con la sua famiglia nel 2001 . Suo fratello Pau è la terza scelta assoluta nel Draft NBA.
Al piccolo Marc però, non va di rimanere a guardare suo fratello diventare grande, senza combinare qualcosa di buono. Si iscriverà al Lausanne College School, a Memphis, cominciando così la sua avventura collegiale. Nel 2003 Marc, accompagnato dal suo nuovo soprannome “Big Burrito” (per il suo essere una buona forchetta), vince il premio “Mr Basketball” con una stagione da 26 punti, 13 rimbalzi e 6 stoppate a partita. Il suo 33 a Lausanne verrà ritirato.
Dopo il diploma torna in Spagna. Nel 2004 inizierà la sua carriera da professionista al Barcellona, dove vincerà un campionato e una supercoppa spagnola. Ma è nel 2006 che prova la sua più grande emozione sportiva: vince il mondiale in Giappone con la nazionale. Marc comincia a fidarsi dei propri mezzi. Sta diventando un giocatore sempre più importante, il mondo cestistico lo guarda e i Memphis mettono gli occhi su di lui, affascinati dall’accoppiata (come nella nazionale giallo-rossa) col fratellone Pau. Non solo: nel 2007 viene scelto al secondo giro del draft come 48th scelta dai Los Angeles Lakers. Ma Marc sceglie di rimanere in Spagna. Non più al Barcellona, ma all‘Akasvayu Girona. La due stagioni a Girona sono meravigliose: vince la FIBA EuroCup e la Catalan Basketball Cup nel 2007. Nel 2008 viene eletto MVP della ACB League con 16.6 punti di media, e ben 8.4 rimbalzi a partita, il migliore di tutta la lega. Ormai c’è poco da dire in Europa per un talento come il suo, la lega dei grandi lo chiama. E’ tempo di crescere e migliorare, di confrontarsi con i più forti giocatori del pianeta. E’ tempo di tornare dove la storia ha avuto inizio, nell’unico posto dove un grande giocatore di basket, può sentirsi finalmente Grande.
E’ il 2008, i Lakers vogliono Pau Gasol ad ogni costo. Memphis sa che Pau è il migliore, e sa anche che non sarà possibile frenare la sua voglia di titolo e la sua voglia di grande squadra. Così la franchigia del Tennessee chiede per Gasol grande 3 giocatori e i diritti sul draft di Gasol piccolo. Come a dire: morto un Gasol se ne fa un altro! E così sarà: il 23 giugno 2008 Marc Gasol firma un contratto da 3 milioni di dollari con i Memphis Grizzlies.
E’ strana la vita, tutto torna dove tutto è cominciato. Sono sicuro che Marc questo l’ha pensato. Eppure per lui non è un punto d’arrivo. Per lui è l’inizio di un qualcosa, un qualcosa di molto importante per la sua carriera. Nell’ottobre del 2008, il suo primo mese da rookie, mette a segno 49 tiri su 84 dal campo. Concluderà la stagione battendo il record della percentuale di tiri dal campo per un rookie, appartenuto proprio a suo fratello Pau (51.8%), con il 53% di media dal campo.
La strada è ormai spianata. Marc porta a casa due medaglie d’argento nelle olimpiadi 2008 e 2012, e vince altre due coppe europee con la nazionale spagnola nel 2009 e nel 2011. Per Memphis diventa un punto fermo del quintetto, tanto che nel dicembre 2011 firma un contratto da star: 58 milioni di dollari in quattro anni. Ora nel 2013, assieme a Zach Randolph, Marc trascina Memphis il più lontano possibile, facendo sognare i tifosi dei Grizzlies. Con 40 vittorie e 19 sconfitte Memphis è la quarta forza ad ovest e i play-offs sono ormai certi.
La favola di Memphis non accenna a fermarsi, e con lei nemmeno Gasol. Oh, Marc non Pau, è bene precisarlo! Perché se il “fratellino” continua così, sarà sempre più difficile distinguere chi è quello dominante.
Daniele Mulas