Nell’ennesima ricca notte NBA di questo rush finale prima dell’inizio della post season, la partita che forse più di altre è meritevole di attenzione (sia chiaro, per uno come me anche l’inutile Raptors Pistons conserva in sè un valore inestimabile) è quella giocatasi all’AT&T Center di San Antonio, dove gli agguerritissimi Clippers hanno sfiorato il colpaccio.
La domanda è: perchè sfiorato? E’ da qui che prende spunto la mia riflessione, dagli ultimi 7 secondi della partita. La squadra losangelina è avanti 102 a 101, rimessa Spurs dalla metà campo. Leonard passa a Green per poi andare subito a bloccare per l’uscita di Duncan che si arresta dalla lunetta segnando i 2 punti, subendo il fallo e in sostanza vincendo la partita. Con il libero a bersaglio chiude la serata con 34 punti, doppia doppia considerando gli 11 rimbalzi (13esimo ogni epoca per palloni catturati sotto il ferro, ha superato anche Shaq) e il solito dominio nei pressi del canestro, nonostante l’inevitabile sofferenza legata all’atletismo dei vari Griffin, Jordan e Hollins.
Non so proprio come definirla, ma l’ennesima rinascita del campionissimo ormai 37enne degli Spurs sfugge davvero ad ogni logica. Quella a cui stiamo assistendo è di gran lunga la miglior stagione degli ultimi anni giocata da Tim Duncan che con l’andare avanti delle settimane sembra acquisire sempre più consapevolezza al posto di risentire della fatica di una lunga stagione. Un giovincello con una comprensione del gioco fuori dal comune e delle mani che dopo più di 20 anni di allenamento sostanzialmente sono diventate vellutate come quelle delle migliori guardie della Lega.
A riprova del fatto che Duncan come il #vino (scritto con l’asterisco per ricordare il tweet di Kobe di qualche settimana fa) invecchiando diventa sempre meglio, vediamo la shot chart delle ultime 7 partite di Tim. 68 canestri in 7 partite, 10 realizzazioni scarse ad alzata. A questo vanno aggiunti i liberi che sta tirando con l’87% all’interno di questa striscia. Non vi basta? 13.1 rimbalzi di media, 3.3 assist ed anche 3 stoppate. Di gran lunga il miglior centro della Lega delle ultime settimane.
Il quesito nasce spontaneo in tutti noi: com’è possibile tutto questo? Dove è andato a procacciarsi l’elisir di lunga vita? In realtà, come egregiamente spiegato dal sommo Federico Buffa in telecronaca, quello che sta facendo la differenza sono le “nuove” ginocchia di cui il centro classe ’76 può disporre in questa stagione, frutto di un attento lavoro di un team di esperti a Dusseldorf, meta sempre più ricercata dagli stessi giocatori NBA che possono sperare di ritrovare l’antico splendore, riuscendo a superare anni di usura.
Ma è davvero possibile che sia davvero tutto come prima, che il giocatore non risenta più dell’età? In realtà, leggendo tra le pieghe dei numeri si può notare come, splittando le partite in base al numero di giorni di riposo a disposizione, il rendimento del centro nero argento risente molto della distanza ravvicinata o meno degli incontri. 17.2, 17.7, 19.9 e 21 è la progressione della media punti rispettivamente negli incontri giocati in back to back e con 1, 2 o 3 giorni di riposo. Voi penserete che anche molti giocatori giovani hanno un normale calo quando si ritrovano a giocare più partite consecutivamente o a breve distanza tra loro. Certo, ma andando a vedere i numeri delle prime stagioni del fenomeno degli Spurs questa “flessione” non c’era, Duncan era una macchina da 21 punti a partita che non risentiva di pressione, fatica o quant’altro.
Devo essere sincero? Quello sopracitata è l’unico dato che sembra dare l’indicazione di una minima possibilità di “difficoltà” in un giocatore che in realtà appare più solido che mai e del quale sono follemente innamorato (scusate la dichiarazione). Lebron ne ha vinte 27 di fila e sembra sostanzialmente imbattibile in una serie giocata al meglio delle 7, ma resto convinto che mai come quest’anno gli Spurs “vecchi ed acciaccati” potranno ancora dire la loro, trascinati da un Duncan che non vuol saperne di abbandona la postazione di comando all’interno di un sistema che sfiora la perfezione. E poi è pure anno dispari..