Come non parlare dei Knicks in questo momento? Come non parlare di Carmelo Anthony? Non vorrei cadere però nel banale e raccontarvi per l’ennesima volta del fenomeno da Brooklyn, del suo jump shot, dei suoi punti (anche se ho preso in prestito i suoi soprannomi per il titolo…). Vorrei concentrarmi sulla squadra, sulla compattezza ed intensità che nel primo periodo della stagione ha portato tutti a parlare dei newyorchesi come papabili al titolo.
La squadra di coach Woodson si è presentata ai cancelli di partenza con defezioni critiche rivelatesi nel proseguo non così importanti, anzi. Stoudemire è certamente un All Star ma dall’arrivo di Melo la sua posizione si è rilevata complicata da gestire mentre altri compagni si sono incastrati perfettamente nelle rotazioni. Individuo un paio di momenti spartiacque per i Knicks, l’infortunio di Felton, il ritorno di Stoudemire e il successivo ri-infortunio. Alcune di queste situazioni sono state destabilizzanti, altre positive. Con l’avvicinarsi della Post Season è necessario che la franchigia newyorchese ritrovi il piglio migliore. Favoriti da una East Coast non proprio competitiva possono confermare la loro attuale seconda posizione dietro ai favoriti per l’anello Miami Heat. Questo risultato permetterebbe a Melo e compagni di giocare con il fattore campo fino ad un eventuale finale di Conference.
Ora viene il punto, può o no questa squadra contendere seriamente il titolo NBA, o quantomeno quello di Conference? La risposta vale ben più del classico milione…
Cerco di concentrarmi sui punti fondamentali che possono indirizzarci alla risposta. I Knickerbockers sono la squadra più anziana della lega e questo crea interrogativi sul loro futuro, d’altro canto garantisce esperienza in particolare da Jason Kidd e Rasheed Wallace che pare possa tornare disponibile durante i Play Off. I giocatori, età a parte, sembrano essere compatibili e devo ammettere che il roster a disposizione di Woodson è profondo e completo. Da specialisti come Novak (3 points) e Shumpert (defense), a lottatori come Copeland, Camby e Martin e talenti del calibro di Felton, J.R. e Stoudemire. Se a questi si aggiunge il giocatore franchigia, Carmelo Anthony, il quadro risulta tutt’altro che sgradevole!
Il nodo che dovrebbe legare questi giocatori è l’intensità difensiva che si è vista ad inizio stagione, chi di noi non si è sorpreso a vedere Anthony lanciarsi per recuperare dei palloni vaganti in difesa! Non è la caratteristica del ragazzo, e nemmeno dei suoi colleghi in blu e arancio, prediligere la difesa all’attacco! Se in difesa però ci si arrende dopo il primo palleggio, rifiutandosi di mettere pressione, senza lottare su ogni pallone, difficilmente si andrà lontano. Certo il talento finora ha tappato le falle, in finale di Conference non basterà però, di talento ce n’è in abbondanza anche da altre parti… Se si riuscissero anche a giocare di squadra in attacco, senza limitarsi agli isolamenti delle varie stelle, sarebbero dolori per tutti.
In conclusione ritengo i Knicks una squadra da finale di Conference, non da titolo per ora, anche se la potenzialità c’è, di questo ne sono certo. Regolare la difesa sulla modalità Play Off sarebbe l’ideale, sempre che questa opzione sia disponibile nella testa di Anthony e compagni. È un passo necessario alla maturazione di un gruppo che non ha molto tempo per affermarsi. Le convergenze attuali però mettono Woodson e i suoi giocatori in condizione di crescere da qui all’inizio della Post Season, il ritorno di Rasheed Wallace può aumentare lo spessore della panchina e aggiungere un giocatore (per quanto instabile) di intelligenza cestistica rara. La crescita di J.R. aggiunge punti al già ricco attacco, la maturazione di Melo deve terminare la sua realizzazione, Anthony dev’essere in grado di caricarsi la squadra sulle spalle e portare i suoi a livelli che a New York mancano da un po’…
Il management dei Knicks ha pensato bene di chiarire il concetto (come se non lo fosse già abbastanza), il motto della stagione è: you, us, we, NOW!
Giovanni Dal Zilio (@DalZilio)