Partita attesissima la gara4 disputata alla Oracle Arena di Oakland, crocevia decisivo di una serie molto combattuta, merito da un lato del fantastico momento vissuto dai ragazzi di coach Jackson e dall’altro dalla concretezza degli Spurs i quali, nonostante siano apparsi più imballati ed acciaccati, conducono per 2 a 1, essendo riusciti a ristrappare nel match di 2 giorni fa il fattore campo ai Warriors. La squadra di casa, ritornata in California con i favori del pronostico, si ritrova ad essere paradossalmente nuovamente sfavorita a causa della mancanza di “cattiveria” che, soprattutto in gara1, gli avrebbe permesso di mettere una seria ipoteca per il passaggio del turno. I tifosi che invece non vogliono smettere di sognare, anche questa notte non faranno mancare il loro supporto. “Don’t stop believing” è il titolo dell’articolo di presentazione alla partita di SportIllustrated che racconta di come l’avveniristica arena possa recitare un ruolo ancora molto importante (la tv americana non manca di proporre nei momenti “caldi” della partita un misuratore di decibel, che viaggia costantemente sopra i 110.. Per intenderci la soglia del dolore per i timpani è 120!).
Quello che però preoccupa più di tutto il resto coach Jackson è il problema alla caviglia di Curry, distorta nel finale di partita 2 giorni fa e non del tutto tornata a posto in questo giorno e mezzo di recupero. “Sarei scioccato se non giocasse” ha dichiarato il coach nel prepartita, cercando di dimostrarsi il più sicuro possibile rispetto ad un evenienza che metterebbe in seria difficoltà tutto il suo piano partita.
Nel quintetto titolare infatti la novità per Golden State è la presenza di Landry, assieme a Curry, Thompson, Barnes e Bogut. Per i texani i giocatori sono sempre gli stessi, che dopo 3 minuti si ritrovano sotto 11-6 a causa dei 10 punti combinati dal duo delle meraviglie californiano (4 per Klay e 6 per Steph). Questi saranno gli unici canestri della prima frazione per loro, che spengono la luce offensivamente e concedono un parziale di 14-0 targato Duncan e Ginobili che porta San Antonio avanti di 10 lunghezze. I Warriors infatti sbagliano 11 conclusioni consecutive e trovano solo negli ultimi 3 minuti del quarto 8 punti consecutivi di Barnes che prova ad arginare la furia dell’argentino numero 20 in maglia nero argento.
Ginobili infatti, a cavallo dei 2 quarti, segna 14 punti, mantenendo i suoi davanti di 8 punti. Il problema vero per i Warriors però, oltre ad un Curry poco nel vivo del gioco e costretto a sedersi in panchina (14 minuti in campo nel primo tempo), sono i falli del reparto lunghi. Dopo 6 minuti Bogut è già a quota 3 (e non tornerà più sul parquet per i primi 24 minuti), seguito a ruota dai 3 di Landry, di Ezeli e i 2 di Lee. In ragione di questo, gli Spurs giocano costantemente la palla in post per Duncan che approfitta della situazione, chiudendo la seconda frazione con 14 punti, 8 rimbalzi e tanti teorici assist non convertiti causa la scarsa vena realizzativa da dietro l’arco dei suoi compagni (tolto Ginobili, 0-5 per gli altri). Anima e cuore offensiva dei californiani è Jack (12 punti nella seconda frazione) che mantiene a contatto i Warriors.
All’intervallo lungo San Antonio è avanti per 45 a 37, tirando con un rivedibile 38%, ma costringendo gli avversari al 30% (minimo in questi Playoff per Golden State). Ginobili e Duncan guidano i texani, con Parker molto impreciso con soli 6 punti a referto. Dall’altra parte Jack (12) e Barnes (10) sono gli unici in doppia cifra, a conferma del fatto che si viaggi a basso punteggio rispetto alle abitudini dei californiani.
La terza frazione è di solito quella di Curry che, nonostante le difficoltà fisiche, segna 8 punti in un amen e guida i suoi al primo vantaggio (52-51) dopo più di 20 minuti di gioco, arrivato al termine di un parziale di 18-6. Merito anche del ritorno sul parquet di Bogut, che sporca molto le percentuali di Duncan, che nel quarto mette a segno soli 2 punti sbagliando diverse conclusioni. Parker trova un paio di canestri molto complessi (il classico gioco da 3 punti fuori equilibrio) e, mantenendo a contatto San Antonio, segna il canestro allo scadere del 62-60 a 12 minuti dal termine.
Realizzazione che da l’avvio ad un parziale di 10-0 che riporta avanti gli Spurs, al quale pone rimedio con 7 punti in fila di Barnes assieme alla solita tripla dall’angolo di Curry. Sostanziale parità rotta nuovamente dai nero argento grazie a 5 punti consecutivi di Ginobili, ai quali risponde nuovamente Jack con 6 punti consecutivi. Partita che non vuole saperne di prendere una direzione, in sostanziale equilibrio a 3 minuti dalla fine (82-78). 4 di Thompson che non segnava da una vita, combinati con canestro di Parker per la parità a 84 a 30 secondi dalla fine, con la Oracle Arena “on fire” peggio di un girone infernale dantesco. I due protagonisti del quarto sbagliano le conclusioni finali, costringendo le squadre al terzo overtime della serie dopo i 2 di gara1.
Nell’overtime viene rotto l’equilibrio tra le squadre in favore dei californiani, che vanno a segno con i 2 protagonisti della serata, Bernes e Jack, e con il solito Curry, portandosi a +9 a 90 secondi dal termine, a causa anche dello 0-7 nel periodo da parte dei texani. Alla fine il punteggio finale dirà 97-87 per i padroni di casa che dimostrano di averne di più in un finale dove gli Spurs mostrano i limiti legati all’età e alla mancanza di brillantezza fisica.
Il boxscore finale recita 26 per Barnes con 10 rimbalzi, MVP dell’incontro assieme a Jack, 24 punti, 7 rimbalzi e 4 assist. Per il duo Curry/Thompson 32 punti, di cui 10 per il secondo. A San Antonio non bastano i 21 di Ginobili, 19 di Duncan e 17 di Parker. Adesso 2 giorni di riposo e poi si torna in campo AT&T Center, sul risultato di 2-2, in questa serie che non vuol saperne di trovare un padrone.