Chi di blowout ferisce di blowout perisce. Una sensazionale prova balistica dalla linea del tiro da tre ha permesso ai San Antonio Spurs di dominare gara-3 di Finale contro i Miami Heat, portandosi in vantaggio 2-1 nella serie. Le 16 triple messe a segno dai Texani sono record NBA per una Finale. Veri mattatori della serata Danny Green e Gary Neal, autori di 27 e 24 punti con, rispettivamente, 7 e 6 triple. Pessima partita degli Heat, con alcuni momenti di pallacanestro inaccettabili a questo livello. Top scorer Wade con 16, male James, 15 ma con ben 14 errori al tiro. L’unico davvero positivo per i campioni in carica è stato Mike Miller, anche lui con 15 punti. Il punteggio finale è stato 113-77 per i padroni di casa.
Copione prevedibile nei primi minuti di gara-3. Duncan parte molto aggressivo, dall’altra parte i primi possessi sono destinati a Wade e Bosh. L’attacco di Miami diventa però stagnante, affidandosi a troppi 1 contro 1 che non sono molto fruttiferi, specialmente contro la difesa dei ragazzi di coach Popovich. Al primo timeout è 11-4 per i nero-argento, grazie anche ai vari errori al tiro dei propri avversari. Entra subito bene in partita Manu Ginobili, per gli Heat è Wade a segnare con una certa continuità. Flash ne mette 8 nei primi 12 minuti di gioco. James è in versione facilitatore, tirando e, soprattutto, segnando raramente. Solo 2 i punti a fine primo quarto per l’MVP. 6 tiri consecutivi a bersaglio permettono a San Antonio di chiudere avanti il primo periodo 24-20, tirando complessivamente il 61% dal campo contro il 43 di Miami.
Nel secondo quarto le percentuali si abbassano per gli Spurs, con 10 errori al tiro su 11 tentativi, ma aumentano i rimbalzi offensivi. Miami non ne approfitta e non segna per 4 lunghi minuti. Terzo fallo di Chalmers, James ben lontano dall’area dei Texani, con vari jumper che non vanno a bersaglio. I padroni di casa allungano fino al +10, il loro primo vantaggio in doppia cifra nella serie. Green e Neal iniziano la loro esibizione balistica, trovando ripetutamente il bersaglio dai 7,25. La fine del quarto è appannaggio di Miami, che con un parziale di 10-0 si riporta in parità. Sarà il miglior momento della partita degli Heat. Le ultime due azioni sono emblematiche, nonché decisive per quello che avverrà dopo. Parker mette una tripla, Neal segna il buzzer-beater da tre che vale il 50-44 Spurs. L’ex trevigiano chiude il primo tempo con 14 punti, sono 12 quelli di Wade e 10 per Bosh. Pessimo primo tempo di James, 4 punti e solo 2/8 al tiro.
Nel terzo quarto arriva la mareggiata che spacca in 2 la partita. Miami attacca in maniera oscena, si trova in netta difficoltà e confusione, soprattutto con Chalmers che perde palloni banali. San Antonio con i soliti Green e Neal, che trovano a ripetizione triple, scava un solco importante e decisivo. Gli Spurs arrivano sul +21, con un controllo totale sulla gara. James sbaglia 6 tiri di seguito, trovando l’area perennemente intasata. L’MVP si sveglia tardivamente con 9 punti in fila, ma la schiacciata incontestata di Splitter ad un decimo dalla fine chiude il quarto sul 78-63 per i padroni di casa.
La timida reazione degli ospiti viene subito frustrata ad inizio quarto quarto da 2 triple di uno scatenato Neal. Il parziale che apre l’ultima frazione di gioco è un 13-0 che non lascia scampo a Miami e che sancisce di fatto un lungo garbage time. Il punteggio finale è 113-77, il terzo massimo disavanzo nella storia delle Finali NBA dopo i 42 di Chicago contro Utah nel 1998 ed i 39 di Boston contro i Lakers di 5 stagioni or sono. Si tratta della centesima vittoria per Duncan, Ginobili e Parker nei Playoffs.
Top scorer, come già detto, Danny Green con 27 punti e 7/9 da tre, con tanto di alcune ottime difese su LBJ. I punti di Neal dalla panchina sono 24, 6/10 alle triple. 14+12 per Leonard, 12+14, di cui 7 offensivi, per Tim Duncan. Solo 6 punti per Parker, fermato da un infortunio al bicipite femorale.
16 con 4 recuperi per Wade, che comunque ne ha messi solo 4 nella ripresa. 12+10 per Bosh, anche lui scomparso come tutta la squadra dopo l’intervallo. 15 di Mike Miller, frutto di un buon 5/5 da tre. James chiude con 15+11+5, ma un pessimo 7/21 dal campo e 0 tiri liberi.
Le 16 triple degli Spurs sono record NBA in una Finale, per di più ottenute su 32 tentativi, per un ottimo 50%. Complessivamente i padroni di casa hanno tirato col 49% dal campo, contro il 40,8 di Miami. Dominio a rimbalzo di San Antonio, 52-36, con ben 19 sotto le plance avversarie. 40-32 per i nero-argento nei punti in vernice, 20-11 quelli in contropiede. Gli Heat non sono mai stati in vantaggio nell’arco dei 48 minuti.
Durante la stagione Miami aveva mostrato difficoltà nel difendere il tiro da tre. Era preventivabile una serata del genere contro una squadra che si affida così tanto a questo fondamentale della pallacanestro. La partita ha assunto i contorni della disfatta con i campioni in carica che sono sembrati la squadra vulnerabile di due stagioni or sono. Come diceva Sir Arthur Conan Doyle, il papà di Sherlock Holmes, un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi, tre indizi sono una prova. Alla terza gara di seguito con evidenti problemi al tiro, e senza tornare con la mente alle Finali del 2007, è chiaro che James stia faticando notevolmente contro la difesa disegnata da Gregg Popovich. San Antonio chiude l’area in maniera sistematica, sfidando al tiro da fuori i Big Three e potendo affidarsi a notevoli difensori di uno contro uno, segnatamente Leonard e lo stesso Green. A far preoccupare, paradossalmente, più i tifosi della Florida che quelli Texani è la prestazione di Parker, che si sottoporrà ad ulteriori analisi per verificare la propria salute. Con un franco-belga ai minimi termini, e con un Ginobili non costretto agli straordinari, gli Spurs hanno avuto davvero vita facile in questa partita ed hanno un’opportunità ghiotta davanti con altre due sfide casalinghe consecutive. Gara-4 è in programma nella notte italiana tra giovedì e venerdì.
Alessandro Scuto