Blake Griffin va all’attacco dei critici che lo reputano un giocatore “soft”, soprattutto per il livello dei Playoff. Lo fa rilasciando qualche dichiarazione a ESPN. “Non mi sono mai preoccupato più di tanto della gente che mi ritiene o che pensa che io sia soft. Se qualcuno vuole fare un passo avanti e sfidarmi, sarò più che felice, fuori dal campo però s’intende… Non perderò la mia calma in campo, non voglio rischiare una sospensione. Ma ripeto: non ho mai avuto problemi col fatto di essere soft”.
Griffin è un concentrato straordinario di energia e dinamismo, è capace di numeri ad alta quota sensazionali e di schiacciate di una potenza spaventosa (citofonare Perkins per maggiori informazioni). Il suo gioco è fatto prevalentemente di corsa ed atletismo, che gli permette spesso e volentieri di finire le azioni con viaggi sopra il ferro ed alley-oops. Gioco che però paga di più durante la regular season, meno per quanto riguarda i Playoff dove emergono i limiti del prodotto di Oklahoma: un gioco in post-basso non molto solido, un jumper dalla media non troppo affidabile e una bassa percentuale ai tiri liberi.
Attestate le lacune tecniche, tuttavia non sembrano queste le principali motivazioni dell’impatto marginale che Griffin ha sulle partite di Playoff. Si tratta più che altro di questioni psicologiche, del fatto di non saper reggere la pressione quando l’asticella si alza e di non riuscire a fare quello step-up per adeguarsi alla durezza mentale che i Playoff richiedono, argomento sottolineato anche da Chauncey Billups in una recente intervista.
Nonostante le critiche, Griffin va avanti e guarda al futuro prossimo coi suoi Clippers, dicendosi molto contento della permanenza a Los Angeles di Chris Paul e dell’arrivo del nuovo coach Doc Rivers. “Credo che abbiamo fatto il nostro lavoro cercando di dimostrare a CP3 che siamo una squadra che può vincere già da subito. Sono davvero eccitato per la prossima stagione, non vedo l’ora di incominciare e di mettermi a disposizione del nuovo coach Rivers”.
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