Free agency molto divertente in queste ultime settimane, più di quanto fosse lecito aspettarsi alla vigilia. Un draft che non sembra (almeno ad oggi) aver regalato alla Lega il nuovo Lebron James o Kevin Durant, ma che è stato ricco di colpi di scena (la faccia di Noel quando è stato chiamato Bennett, poi Oladipo ecc ecc è da tramandare ai posteri). Gigi Datome fresco di firma pronto a rimpinguare le fila degli italiani in NBA, con il Beli e il Mago che vestiranno 2 nuove casacche pesanti e prestigiose.
Tutto questo turbinio, già trattato e commentato da molti e sul quale non mi voglio soffermare, da un paio di giorni (esclusi i colpi e le amnesty varie dei Lakers) sembra essere scemato, tendendo ad una situazione di calma piatta che lentamente ci sta prospettando una lunga e “gustosa” Summer League (roba che gli Charlotte-Orlando di Regular Season di quest’anno a confronto sembrano delle partite ad alta intensità).
Questa “assenza di novità” sul fronte mercato preoccupa molto sia noi che giornalmente andiamo alla ricerca di news e spunti da sottoporvi, ma soprattutto uno dei migliori free agent rimasti sul mercato ed attualmente ancora al palo, quel Brandon Jennings di fronte al quale solo poche settimane fa sembrava prospettarsi l’imbarazzo della scelta in quanto ad offerte di mercato, ritrovatosi invece come uno dei pochi che ancora non ha trovato una sistemazione.
Il mercato dei suoi Bucks è sembrato una sorta di “rivincita” che la dirigenza del Wisconsin si è voluta prendere nei confronti del playmaker ex Lottomatica Roma che dispone di una “qualifyng offer” per la prossima stagione.
Ok, andiamo per ordine. Lo so, in questi giorni di mercato esce sempre qualche nuovo tecnicismo, qualche clausola astrusa riguardo alla quale chi ne rende notizia glissa amabilmente (palesando, a mio avviso, la propria ignoranza).
Che cos’è una “qualifyng offer”? E’ una clausola prevista all’interno dei contratti (soprattutto quelli da rookie) che permette di offrire un’estensione contrattuale di un anno per una cifra pari al massimo al 125% di quanto percepito nell’ultima stagione, rendendo automaticamente il giocatore un “restricted free agent” e garantendo quindi alla squadra che lo detiene la possibilità di pareggiare tutte le offerte che vengano avanzate.
Jennings, che sulla carta ancora non ha firmato per questa opzione (che gli garantirebbe 4,5 milioni di dollari) ha sempre creduto nel fatto che potesse arrivare per lui un’offerta più importante, che gli avrebbe permesso di guadagnare di più e di calcare altri e più importanti palcoscenici NBA. Finora però, il povero Brandon non ha trovato conferma alle sue più recondite convinzioni e aspettative. Il “collega” Monta Ellis, che non disponeva di qualifyng offer, ma che semplicemente ha rifiutato il rinnovo propostogli da Milwaukee, è ormai da qualche giorno entrato a far parte della corte dei Mavericks, firmando un triennale da 28 milioni i quali, dato il poco oneroso regime fiscale del Texas (per informazioni chiedere ad Howard), andranno a finire quasi tutti nelle sue tasche.
Oltre a questo, come accennato e non approfondito precedentemente, i Bucks hanno portato a termine anche altre mosse di mercato, cercando di mettere sempre più alle strette il talentuoso playmaker. Difatti in Wisconsin è arrivata una vecchia conoscenza di Jennings, Luke Ridnour, attraverso uno scambio che a coinvolto Minnesota e i Thunder. Quello che però è sembrato essere un vero e proprio affronto al giocatore è stata l’offerta fatta per Jeff Teague, colui che fino a qualche giorno fa faceva compagnia a Brandon all’interno della sempre più ristretta cerchia dei free agent.
Atlanta ha preferito pareggiare (e quindi acquisire) l’offerta fatta per il playmaker, garantendogli un quadriennale da 32 milioni di verdoni. Con tutto il rispetto, tanta tanta roba, a conferma di come in questo mercato “di transizione” per molti sia stato facile riuscire a spillare contrattoni al di sopra di ogni più rosea aspettativa (Webster e Calderon solo per citarne alcuni).
Tutti tranne uno. Per Jennings l’unica opzione che potrebbe garantirgli soldi e fama sembra essere la Cina, come già hanno dimostrato i pionieri Marbury e J.R. Smith. Magari, data anche la giovane età, pensando ad un eventuale ritorno tra qualche anno come una star del mercato asiatico.
Che sia l’NBA o la CBA per uno dei giocatori più “sottovalutati” della Lega è giunto il momento di prendere una decisione, pena il rischio di rimanere sostanzialmente tagliato fuori da entrambi i progetti.