Sole, mare, tanta bella gente. Aggiungeteci il basket ed in particolare il summer tour della NBA e il cocktail è servito. La location: via Caracciolo, Napoli.
C’è un caldo terribile e la gente è già in costume verso la spiaggia ma, una volta scesi dal treno, io e il mio amico/collaboratore Salvatore Ioime, ci dirigiamo con passo lento verso il lungomare. In lontananza si scorgono le gigantografie di Rose e James, affiancate dal camion a due piani che si sarebbe rivelato zona esclusiva per la stampa.
Sono circa le 12 e, sebbene l’evento sarebbe scattato ben tre ore dopo, l’atmosfera è già carica e calda come non mai, con orde di ragazzi e ragazze di tutte le età a stazionare di fronte all’info point per la conferma dell’iscrizione al torneo. Torneo che passerà poi in secondo piano viste le eccellenti presenze di Marco Belinelli e delle Brooklynettes, protagoniste in seguito di esibizioni e spettacoli nel campo centrale.
I campi affacciavano praticamente sul mare e, dopo il camion con attaccato il campo centrale (con tanto di spalti), si susseguivano altre 4 metà campo dove si sarebbero consumate le partite del torneo.
Vaghiamo per la zona in cerca di un posto all’ombra dove riposarci e rifocillarci, attendendo sempre l’ora x che sarebbe di lì a poco arrivata.
Scattano le 3 in punto e ci appropinquiamo alla zona stampa, dove riceviamo il badge e dove ci viene mostrato un ampio buffet con di fianco un frigo pieno di bevande. Saccheggiamo il possibile e iniziamo ad ammirare le ragazze di Brooklyn che si riscaldano. Inutile disquisire della loro bellezza cristallina, quello che ci colpisce di più è il loro atletismo. Un po’ di stretching e poi via di corsa a provare il trampolino per le schiacciate acrobatiche, fonte primaria per lo spettacolo che sarebbe andato in scena circa un’ora dopo: voli senza senso e la ragazza di colore (nettamente la più atletica) che supera quasi per intero il ferro e conclude la sua between the legs dunk tra le urla della folla.
Intanto il torneo è iniziato e uscendo dalla zona stampa, girovaghiamo un po’ per i campi dove il clima si fa acceso. Dopo una breve ispezione in cerca di giovani talenti, il ritorno al camion è forzato dall’arrivo della guest star, Marco Belinelli.
Seduto per un po’ nei pressi del buffet con i suoi accompagnatori, Marco ha passato una mezz’ora in tranquillità per poi scendere dal ‘palco’ e prestarsi alle richieste dei tifosi e dei fan. Tanti autografi e tante foto hanno accontentato la maggior parte dei presenti, che hanno continuato a invocare il campione NBA a gran voce per tutto il pomeriggio.
Era così arrivato il momento della vera esibizione delle cheerleaders, con i tifosi scatenati sulle tribune che si godevano lo spettacolo, intervallato dal lancio di gadget e regali da parte delle stesse ragazze.
Dopo essersi prestato a numerosi giochi di tiro con i ragazzi scelti dall’organizzazione, Belinelli si è accomodato per offrire dichiarazioni e risposte alla stampa, che si è divisa 15 minuti di fuoco con il giocatore da San Giovanni in Persiceto.
Subito parole al miele per la città di Napoli e per i suoi cittadini, che sono accorsi in tantissimi in occasione di questa manifestazione.
“Sono qui in una città bellissima, sono contentissimo, circondato da tanti ragazzi con grande passione e se posso dare un consiglio a questi giovani appassionati, è sempre quello di giocare a questo sport bellissimo, come pochi altri al mondo.”
Marco, cosa ti ha spinto a scegliere San Antonio a discapito delle altre squadre che ti seguivano?
“Ho scelto San Antonio perchè, oltre ad offrirmi un ottimo contratto, mi davano la possibilità di vincere da subito. Hanno un allenatore come Popovich che è uno dei migliori della Lega, da cui posso imparare tantissimo. Ovviamente vado lì per giocare e per partecipare alla vittoria finale”.
Cosa ti rimarrà di questa esperienza a Chicago?
“E’ stato un anno importantissimo, per la prima volta ho potuto giocare in un club storico con un’organizzazione tutta sua. Grazie ai Bulls sono cresciuto come giocatore ed ho sviluppato la mentalità vincente che ha portato in me la volontà di vincere il prima possibile. Mi sono trovato bene con tutti i miei compagni e uno dei momenti che ricorderò per tutta la vita sarà quello dell’intera serie con Brooklyn”.
Ieri Hackett ha dichiarato via Twitter di una possibile assenza al campionato eropeo.
Cosa ne pensi? E quali sono le differenze tra i vari campionati europei e la Nba?
“Innanzitutto mi pare difficile paragonare l’NBA con un campionato europeo qualsiasi, e al di là del fatto che si parli di Serie A, non c’è paragone: noi giochiamo 100 partite, mi pare che questo basti. Poi parlando di Daniel lo capisco: anche lui vuole provare a giocarsi la sua opportunità, leggevo di Dallas su alcuni giornali, è giusto che la sfrutti al meglio delle condizioni fisiche. E se questo dovesse comportare la rinuncia agli europei, mi dispiacerebbe ma sarebbe comprensibile”.
Cosa pensi dell’approdo di Gigi Datome ai Detroit Pistons? Hai avuto l’occasione di dargli qualche consiglio?
“Gigi arriva in una squadra che è ancora in costruzione. Non sarà facile e tutto dipenderà dalla sua dedizione al lavoro. Ci saranno momenti bui, momenti difficili, ma il cmio onsiglio è di non mollare mai. Poi lui non arriva con la mentalità del ragazzino, sa che deve giocarsi bene la sua possibilità ,e sono convinro che abbia fatto la scelta migliore”.
Gettando lo sguardo sul mercato, San Antonio ha scelto Belinelli, Houston si è accaparrata Dwight Howard, Monta Ellis è approdato a Dallas: possiamo dire che la South West Division sia pronta a prendere le redini della Conference, e anche della Lega?
“Partiamo dal fatto che secondo me è tutta la Western Conference ad essere più forte della Eastern, non voglio sbilanciarmi troppo, anche perchè quando sei ai Play-Off può capitarti di tutto. Sicuramente nel campionato le squadre della Western vinceranno più partite, però ci sono anche molte squadre nuove, rinnovate e più forti: penso a Brooklyn, ma anche a Golden State con Iguodala”.
Accontentati anche i feroci giornalisti, ‘il Beli’ ha concluso la sua giornata con un’ulteriore sessione di autografi, congedando poi tutti e ritirandosi in albergo.
Una giornata stancante ma bella come poche si andava concludendo anche per noi che, dopo la partenza della guest star, abbiamo raggiunto il treno che ci avrebbe riportato a casa sani e salvi.