Orfani di Derrick Rose per un’altra stagione, e con una preoccupante tendenza a perdere pezzi che sta portando coach Thibodeau sul punto di ammattire, i Chicago Bulls si sono mossi sul mercato alla ricerca di rinforzi per aggiungere profondità ad una squadra con seri problemi di rotazione; il primo di questi è D.J. Augustin, playmaker, tagliato dai Toronto Raptors appena lunedì dopo l’inizio della “purga Ujiri”. Augustin, prodotto dell’università di Texas, con 6 anni di NBA alle spalle, andrà appunto ad aggiungere profondità al reparto PG, guastato dalla perdita di Rose, e non certo sostenibile dal solo Hinrich, visto un Marquis Teague in preoccupante involuzione e non certo nelle grazie di Thibodeau; l’arrivo di Augustin aprirebbe la via al taglio di Mike James, veterano con un contratto non-garantito nel roster dei tori (attualmente infortunato, manco a dirlo) e consentirebbe di rimandare in D-League il giovane Teague, che proprio grazie all’infortunio di James si era visto richiamare quasi subito dopo la prima assegnazione.
Augustin ha fimato in estate da free agent un contratto da $ 1,2 mln con i Raptors dopo avere concluso la fortunata esperienza con i Pacers nella scorsa stagione, nella quale il nostro ha dato anche il suo contributo all’approdo di Indiana alle finali di Conference; i primi 4 anni di carriera li ha invece spesi ai Charlotte Bobcats, squadra che lo draftato nel 2008 e dove ha registrato il suo massimo in carriera per punti (14,4 nella stagione 2010/2011) e assist (6,4 nella stagione 2011/2012). Quest’anno, fino al taglio da parte di Toronto, è sceso in campo in 10 occasioni, giocando in media 8,2 minuti e mettendo a referto poco più di 2 punti a gara. La firma di Augustin con i Bulls è attesa tra oggi e domani. Certo, è altamente probabile (se non certo) che non fosse Augustin l’addizione a roster che Thibodeau sperava; di questi tempi però a Chicago, con il pericolo che anche solo uno spiffero di vento possa ridurre il numero (davvero esiguo) degli effettivi a disposizione di coach Thibo, è imperativo che “si faccia di necessità virtù”.