Eccoci giunti alla Big Ten (se vi siete persi le puntate precedenti qui trovate come si arriva al torneo NCAA, la AAC, la ACC e la Big East), finalmente non una conference con 15 mila nuove squadre e che oltre a queste sta confermando anche la propria qualità, che la mette davanti a tutti quando si parla di livello medio dei team, da qualche anno ormai elevatissimo.
- #7 Michigan State (19-2, 8-1) è probabilmente la miglior squadra della conference e in assoluto una delle migliori dell’intero panorama collegiale. Keith Appling è il leader perfetto di una squadra efficace in ogni aspetto del gioco e allenata per vincere ad alto livello, ovvero il pane quotidiano di Tom Izzo. I vari infortuni avvenuti nel corso della stagione (Harris, Dawson, Payne, Trice..) hanno tenuto ancora gli Spartans lontani dal loro massimo potenziale il che rende ancora più impressionante il loro inizio di stagione, dove solo UNC e Michigan sono riuscite a fermarli. Dopo la vittoria contro Ohio St. gli Spartans hanno dovuto fare a meno della fondamentale presenza nei pressi del ferro di Adrian Payne per un infortunio alla caviglia che lo dovrebbe tener fuori almeno fino alla partita del 9 febbraio contro Wisconsin. Tuttavia gli Spartans senza di lui sono comunque riusciti a portare a casa 4 delle successive 5 partite, compresa la tutt’altro che facile trasferta contro Iowa nell’ultima uscita. Oltre a Payne, Michigan St. nelle ultime due partite ha rinunciato anche ai servigi di un altro giocatore centrale per il proprio gioco, ovverosia Brandon Dawson, infortunatosi alla mano per un pugno sferrato come gesto di stizza durante una riunione video della squadra, e probabilmente non rivedrà quello che è il suo miglior rimbalzista in campo fino ad inizio marzo. Gary Harris è ormai definitivamente esploso nel suo anno da sophomore e si sta affermando come una delle migliori guardie tiratrici di tutta la Division I. Gli Spartans stanno poi ottenendo importanti apporti dal tuttofare Denzel Valentine e dal freshman Kenny Kaminsky che dal nulla sta cominciando a dare una mano ad una squadra che ha bisogno di trovare nuove armi nel suo arsenale a causa degli infortuni. Non mancano di dare il loro contributo Trevis Trice e Matt Costello, col centro degli Spartans che ha messo a segno una doppia doppia contro Iowa, tra le migliori squadre della nazione a rimbalzo. Visti anche i risultati ottenuti l’impressione è che queste partite senza due dei migliori giocatori della squadra stiano dando modo di maturare ad altri elementi del team che potranno risultare molto preziosi in ottica di torneo NCAA, rendendo questa squadra a dir poco temibile. Izzo è famoso, tra le altre cose, per aver portato tutti i suoi giocatori rimasti per 4 anni almeno una volta alle Final Four: dopo tre anni di assenza la sensazione è che, salvo eccessive sfortune a livello di infortuni, non dovrebbe mancare all’appuntameno nemmeno stavolta.
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Nik Stauskas in una rivisitazione de “La febbre del sabato sera” (zimbio.com)
#10 Michigan (16-4, 8-0), finalista dell’ultima Final Four, è una squadra che ha dovuto salutare il proprio leader Trey Burke, ora agli Utah Jazz, ma l’addio più doloroso è quello che è stato costretto dalla schiena malandata di Mitch McGary, che da tempo aveva problemi ed ha deciso di operarsi perdendo la stagione e dunque ridimensionando ulteriormente le ambizioni dei Wolverines. Molti problemi e molti dubbi sono però stati risolti nel corso della stagione e, dopo 4 sconfitte nelle prime 10 gare, sono arrivate 10 vittorie consecutive nelle ultime uscite tra cui le ultime 3 contro squadre del ranking, e due in trasferta contro squadre all’interno della top 10, ponendo i Wolverines solitari in testa alla Big Ten. L’ultima importante vittoria è arrivata nel derby contro Michigan State, in cui Stauskas ha continuato nel suo periodo di eccellente forma e si conferma prospetto NBA molto interessante. La squadra è tra le meglio organizzate offensivamente in tutta la nazione, con uno dei migliori lavori di spaziature della Division I. I ragazzi di Bielein (uno dei miei personali favoriti per il titolo di coach of the year) perdono pochi palloni e hanno una delle difese che manda meno in lunetta i giocatori avversari, anche se proprio in difesa si concentrano poi i problemi dei Wolverines , in particolare nella difesa in area, aspetto in cui si sente la mancanza di McGary. Il freshman Derrick Walton non può coprire del tutto l’assenza di Burke, ma può solo migliorare e l’ha già dimostrato nelle ultime uscite, in primis proprio contro gli Spartans dove è stato decisivo. I sophomore LeVert e Stauskas, quest’ultimo uno dei migliori giocatori della nazione, sono minacce dentro e fuori dall’area, nonché trai giocatori più efficenti sul pick-n-roll. Fondamentali sono i miglioramenti di Glenn Robinson III, deludente ad inizio stagione, il figlio d’arte ha trovato efficienza offensiva nelle ultime partite, ma manca ancora di continuità e di un apporto difensivo in area apprezzabile, che sarà fondamentale per una corsa più lunga del previsto al torneo NCAA.
- #24 Ohio State (16-5, 3-5) era fino ad inizio gennaio una delle poche squadre ancora imbattute, ma dopo la sconfitta in OT contro Michigan State, sono arrivate altre tre sconfitte consecutive per mano di Iowa, Minnesota e Nebraska prima di un’illusoria vittoria contro Illinois seguita dalla pessima sconfitta casalinga contro Penn State (che è 2-6 nella Big Ten per farvi capire). E’ presto per togliere i Buckeyes da ogni discorso per il titolo, ma i problemi ci sono e non vanno trascurati: quelli principali risiedono a livello offensivo, dove LaQuinton Ross sta dimostrando di non essere un efficiente sostituto di DeShaun Thomas e il resto della squadra semplicemente non ha un grande potenziale offensivo, a partire dalla coppia di guardie formata da Shannon Scott e Aaron Craft che però formano difensivamente il miglior backcourt della nazione. Lanzelle Smith sta dirando maledettamente male da 3, con Minnesota e Nebraska che hanno messo, con la loro difesa a zona, ancora più in evidenza i problemi nel tiro da fuori della squadra e del prodotto di Zion, Illinois. Anche a rimbalzo mancano spalle sulle quali poggiare con costanza, portando così spesso a deficit sotto le plance: in questo senso sarà fondamentale che Amir Williams torni alla produttività mostrata nella partita contro gli Spartans. Le buone notizie arrivano dalla difesa, che rimane attualmente una delle primissime della Division I con il suo pressing sulla palla, la difesa sul perimetro e la capacità di negare le penetrazioni agli avversari, e può poggiare, oltre che su un backcourt fenomenale, sull’atletismo di Smith e Thompson capaci di tenere giocatori più piccoli e continue minacce sulle linee di passaggio. Per i nazionalisti: il buon Amedeo Della Valle non sta ricevendo molti minuti, ma si sa che Thed Matta è uso a rotazioni molto corte, tuttavia il figlio di Carlo ha segnato il proprio career high di 15 punti nel primo incontro con Nebraska e ha dato alcuni minuti di qualità contro Iowa e anche nell’ultima uscita con Penn State, dove ha messo a referto 8 punti in 16 minuti di utilizzo.Prossimo test per i Buckeyes stasera contro la quasi altrettanto in crisi Wisconsin.
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Bo Ryan bestemmia per la difesa della sua squadra
#14 Wisconsin (17-4, 4-4) è un’altra squadra che dopo un inizio immacolato ha visto il suo ruolino di marcia macchiato da tre sconfitte consecutive contro Indiana, Michigan e Minnesota. La situazione sembrava poter trovare facile soluzione con una vittoria contro Purdue prima di un incontro casalingo contro Northwestern, ma proprio in questa partita è avvenuta forse la debacle più grave dei Badgers che, oltre ai limiti difensivi già evidenti (43 i punti concessi nel secondo tempo di questa partita), hanno avuto enormi problemi contro la difesa di Northwestern e tirato col 26% dal campo. Certi dati e prestazioni sono ancora più impressionanti considerando che offensivamente questa rimane la migliore squadra mai avuta da Bo Ryan a Madison, con ottimi tiratori in ogni posizione del campo; Frank Kaminsky che è uno dei giocatori più migliorati in tutto il college basket e Sam Dekker da 4 sembra aver trovato la sua posizione ideale e sta dimostrando perchè si avevano tante aspettative su di lui prima di entrare al college l’anno scorso. Sfruttando questi grandi talenti i Badgers di questa stagione sono anche la squadra che corre di più tra quelle allenate da Ryan, ma forse proprio per questo si stanno avendo dei pericolosi blackout difensivi che ovviamente sono saltati maggiormente all’occhio nelle ultime sconfitte: Indiana ha costantemente colpito in penetrazione dove Wisconsin non è mai riuscita a fermare l’emorragia nei momenti in cui sarebbe stato necessario, nella partita successiva contro i Wolverines sono stati invece i pick and roll di Stauskas e LeVert a punire i Badgers. Si tratta di aggiustamenti che andranno fatti al più presto da Bo Ryan e Co. se non vorranno un seed eccessivamente alto e un’altra uscita prematura al torneo.
- #15 Iowa (16-5, 5-3) è una delle squadre più interessanti al momento. Gli Hawkeyes giocano a ritmi alti, segnano come pochi altri, hanno cura della palla, sono profondi e ottimi a rimbalzo. Nella prima parte di stagione i dubbi erano legati alla capacità di chiudere le partite nei momenti decisivi, con Iowa che si era ritrovata in posizione di vantaggio in entrambe le difficili trasferte contro Iowa State e Wisconsin prima di rovinare il tutto con brutte percentuali ai liberi, un tecnico a coach Hoiberg nella partita con Wisconsin che ha girato la partita, incapacità di fermare gli attacchi avversari nei possessi decisivi e altre piccole cose che però fanno l’enorme differenza tra una vittoria ed una sconfitta. Questi dubbi sono però stati aquietati dalla convincente vittoria a casa di Ohio St. che ha aperto gli occhi a molti sulle potenzialità da Final Four della squadra. I dubbi sono parzialmente riaffiorati con le due sconfitte nelle successive tre gare, per mano di Michigan e Michigan State: certo non due sconfitte inaccettabili, ma che comunque lasciano qualche dubbio sulla durezza mentale e sulla freddezza nei punti focali delle partite nonché, in maniera più pratica, sulle non esaltanti percentuali ai liberi (considerando l’importanza che questi hanno nell’attacco degli Hawkeyes) e la difesa in transizione. L’attacco a volte non eccelle in spaziature e rotazioni, ma è tra i migliori nei tagli in uscita dai blocchi. Nella sua mancanza di una vera e propria stella Iowa ha un punto di forza che a volte però può trasformarsi in un punto debole nel momento in cui ci si debba affidare ad un singolo uomo per portare a casa una partita punto a punto: l’indiziato principale in questi casi è Marble, ma molteplici giocatori sono saliti di colpi quando necessario, tuttavia in occasione delle sconfitte un po’ si è notata questa mancanza di un giocatore capace di prendere le redini della squadra. L’impressione è che sì, con il susseguirsi delle partite, questa squadra non possa che trovare sempre più sicurezza nei propri mezzi ed esperienza nei momenti caldi delle partite, ma al contempo che forse non si possa sapere il suo vero potenziale a livello di torneo finché non la vedremo direttamente all’opera in quel contesto.
- Indiana (13-8, 3-5) nonostante l’upset ai danni di Wisconsin è ben lontana dai fasti dello scorso anno, in cui Oladipo, Zeller e co. avevano riportato a Bloomington speranze di titolo, ma Yogi Ferrell e soprattutto il freshman Noah Vonleh meritano sempre un occhiata, con quest’ultimo in particolare prospetto NBA molto interessantee. Da tenere d’occhio anche Troy Williams, altro freshman di ottimo impatto e dalle notevoli doti fisiche, che potrebbe fare le fortune degli Hoosiers nelle prossime stagioni.
Next stop: la Big 12, con Wiggins, Embiid, Marcus Smart, nani e ballerine